Argo
Ce ne siamo subito innamorati, come la prima volta che lo abbiamo veduto.
Allora correva a fatica; quasi si inciampava nelle orecchie.
Corse da Piera e si acciambellò sulle sue pantofole, battendo la coda felice. Sembrava le dicesse: ciao mamma! Si commosse anche lei, che un cane, dentro in casa, proprio non lo voleva.
Questa volta lo incontrammo in una bottega, in città.
Ci sembrò che stesse fiutando una traccia, come quando correva nel bosco, in montagna.
Chino a terra, quasi ad occhi chiusi, per non distrarsi.
Si sa, il naso è tutto per un cane, soprattutto per un Setter inglese, cane da ferma.
Sembrava dire: l’eleganza della posa è tutto.
Era elegantissimo in vetrina, anche se seminascosto tra tante altre cose vecchie e cianfrusaglie.
Il bagno d’argento s’era un po’ consumato, qua e là, ma le chiazze chiare e scure, l’argento lucido e il bruno del fondo, ci ricordavano ancor più il nostro Argo, che aveva il mantello a macchie bianche e nere.
Si, anche il carattere lo aveva in bianco e nero: niente mezze misure. Amore incondizionato, o diffidenza, corse sfrenate, pancia a terra, baci a colpi di lingua in ogni occasione …
Dio, come ci mancava!
E quella bestiola di metallo, così eguale al nostro, l’abbiamo subito voluta con tutte le nostre forze.
Ed ora è con noi, sempre sotto i nostri occhi.
Ha preso ad amarlo anche il nostro nipotino. Passa, lo accarezza e gli posa un bacetto sul naso.
Ciao Argo, dice, e poi corre a giocare.
Franco
Commenti
Posta un commento