Falso
Alcuni falsi d’autore valgono quanto l’originale. Lo sosteneva un grande esperto d’arte, che metteva sulla bilancia una infinità di pesi, tra i quali la notorietà del falsario che spesso, accade soprattutto con l’arte contemporanea, può superare quella dell’artista copiato.
Certo è che alcuni falsi possono solo far sorridere, anche se, quando vengono confrontati con l’originale, lasciano stupefatti e confusi perché sono praticamente identici all’opera copiata.
Mi viene in mente, ed è un ricordo dolcissimo, il film Il favoloso mondo d’Amelie, col vecchietto affetto da una malattia che rende fragilissime le ossa e che, non potendo uscir di casa, passava le sue giornate ricopiando all’infinito Le déjeuner des conotiers, di Auguste Renoir. Una precisione strabiliante, grazie allo studio attentissimo della personalità e delle emozioni dei personaggi ritratti. Copia fantastica, davvero identica all’originale.
Un falso così non potrebbe essere certo venduto come fosse realmente firmato da Renoir: se non altro perché esistono grafologi in grado di cogliere ogni minimo dettaglio della firma in calce al quadro. E poi Renoir è unico, non può essere doppiato.
Ben altra cosa è il piccolo Picasso che tengo appeso in casa, in un bagno di servizio. È evidente che è un falso, considerando le dimensioni del dipinto originale, che è l’enorme Sulla spiaggia visibile al Guggenheim di Venezia, e la rozzezza della pittura del mio. Se non bastasse, leggete la firma: Paolo, 1988.
Fa sorridere. Però chi è animato da curiosità, non potendolo fare con l’originale, finisce per studiare anche il falso, e forse in questo modo riesce ad intuire qualcosa del grande maestro.
Perché hai smesso di suonare? Mi chiede un amico vedendo una mia foto in cui sono ritratto con la chitarra sulle ginocchia. La posizione è strana, ma è quella che assume chi ha appena smesso di strimpellare seduto in punta di poltrona, e amorevolmente attento a non far scivolare a terra il suo prezioso strumento.
Devo confessarlo: mai, mai suonato, ma la foto me l’ha scattata Fabio, che di chitarre se ne intende … e le suona proprio bene.
Voleva produrre un vero falso d’autore.
Mica male vero?
Franco
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