Ignoranza


Ho sempre avuto avversione per i medici da Wikipedia, persone che assorbono il loro sapere dall’enciclopedia online, ma non dispongono delle basi scientifiche necessarie a capire il significato profondo e le interconnessioni tra quanto hanno acquisito nella rete. E così vi sono pseudo ingegneri, geologi ed astronomi, filosofi e cento altri esperti del tutto che sono solo pericolosi disquisitori del niente.

Ma di quand’è questa Tabula Peutingeriana, mi chiedono in molti. Non lo so, devo rispondere per essere congruente con questa mia premessa, non sono uno storico, sono solo un curioso di storia. Io leggo qua e là, e riporto il lavoro di chi davvero si occupa di storia, e solo se le sue affermazioni mi paiono documentate e attendibili. 

Ad esempio, il fatto che sulla tomba di Augusto sia riportato uno stralcio dello “stradario” (cursus publicus) da lui richiesto ad Agrippa, il suocero costruttore del Pantheon, farebbe pensare che la redazione della carta stradale dell’impero sia coeva di Augusto. Forse però lo è solamente il foglio che in parte è riportato sulla tomba del primo imperatore. In un’altro foglio, infatti, quello che disegna l’Europa più ad oriente del foglio augusteo, compare la città di Costantinopoli: quella parte dello stradario deve essere dunque stata disegnata solo dopo la fondazione di quella città, avvenuta intorno al 375 d.C.. 

Un altro foglio potrebbe essere invece di molto antecedente ad Augusto: ad esempio, in Liguria, non appare il tratto locale della Via Emilia, che venne realizzato intorno al 108-109 a.C.. Un bel salto all’indietro! La Tabula sembra aver richiesto un lavoro durato molti secoli.

In Campania compaiono invece Pompei e Ercolano, assieme ad Oplontis e Stabiae, città che vennero distrutte, e dimenticate, dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.. Ritorniamo dunque all’epoca di Augusto.

Insomma, in molti autorevoli scritti, ed anche in Vikipedia, si leggono interessanti valutazioni cronologiche che paiono utili a datare l’originale della carta riscoperta da Peutinger. Ma forse non fanno piena chiarezza. Sono infatti attendibili queste valutazioni? Sembrerebbe di si, ma non posso essere io a certificarlo.

Da parte mia posso segnalare che nella parte di stradario che inquadra il Veneto manca l’indicazione della Via Annia, che, costruita intorno al 130 a.C., conduceva da Bononia a Padua, fino in Prato della Valle; la città ne veniva attraversata e poi, all’altezza del Portello o della Stanga, questa via si innestava nell’omonimo tratto stradale che portava fino ad Altino. In molti studi di idraulica si legge che la via Annia è scomparsa, sepolta dai sedimenti accumulati dalla catastrofe idro-geologica del 589, la rotta della Cucca, quella narrata dal monaco longobardo Paolo Diacono. Secondo la tradizione, questo evento causò lo sconvolgimento del corso dei fiumi della pianura veneta, “che fu trasformata in una immensa palude”. Può essere che il foglio dello stradario che comprende il Veneto sia successivo a questo evento? Forse, ma non credo di poter essere io a sostenerlo.

In quel foglio della Tabula colpisce anche l’assenza di una indicazione utile ad individuare Padova, che non è nemmeno segnalata da una torre o da un campanile. La mancanza può essere ricondotta alla distruzione della città compiuta dagli Unni, e poi da altre calate di “barbari”, nel IV e nel V secolo dell’era cristiana? Che confusione! 

Le mie, lo ripeto, sono però supposizioni di un lettore curioso, ma privo delle sufficienti  basi culturali che lo autorizzino a trattare di storia. La vera Storia.


Franco


Stele miliaria della via Annia




Commenti

Post popolari in questo blog