Scrivere
Scambio spesso qualche pensiero con Michele. In chat.
Michele mi stuzzica; è intrigante. I suoi messaggi lasciano sempre il segno, mi toccano profondamente; Michele sa usare le parole.
Qualche giorno fa mi ha inviato una pagina di giornale col breve racconto di uno scrittore affermato; l’intento dichiarato dal giornale è quello di suscitare l’interesse dei lettori per la lingua italiana e l’abilità con cui gli scrittori maneggiano le parole.
Il racconto è di Paolo Rumiz. Adoro Rumiz, e Michele lo sa. Credo d’aver letto tutti i suoi libri, gustando parola dopo parola, con ammirazione per il suo vocabolario raffinato e la limpidezza del pensiero.
Quando, raggiunta la pensione, per impiegare il mio tempo, ho pensato di scrivere qualche pagina di ricordi, Rumiz m’è tornato in mente mille volte; e scuoteva sempre il capo per farmi intendere la sua perplessità sulle mie pagine. Maestro severo, Paolo Rumiz, e può ben esserlo visto che, proprio in questi giorni, ha vinto un prestigioso premio speciale alla carriera messo in palio dalla Fondazione Campiello.
Che meraviglia - ho subito scritto a Michele, giunto a metà del racconto - come ha centrato il tema della scrittura! Con quale chiarezza giunge a sostenere che “l’esercizio della scrittura è utile almeno ad una persona: a chi scrive! Lo tiene sveglio, rallenta la decadenza fisica e mentale … anche se spesso chi scrive dimostra d’essere innamorato del proprio ombelico …”
Sento che Michele sorride all’altro capo della nostra chat. Ancora una volta ha centrato il bersaglio.
Sai - mi scrive - sai che i colleghi di Repubblica chiamavano Rumiz L’invidiato speciale? È una espressione di Emilio Fede, che l’inventò per inquadrare i giornalisti che hanno raggiunto il successo anche scrivendo libri.
Beh, il motivo che spinge a scrivere vale anche per chi non ha raggiunto il successo - sottolineo a Michele - chi scrive lo fa per sé stesso, perché è una sorta di confessione, con la quale mette davvero a nudo la propria essenza.
Mi torna in mente un vecchio romanzo d’avventure, “La spiaggia infuocata”, scritto, senza alcun intento letterario, da Wilbur Smith quasi quaranta anni fa. Vi si legge però di “Garry, che ogni sera raccontava alla nuora quanto aveva scritto durante il giorno. Lei ne restava sempre estasiata. Ammiri quelli che scrivono? Le chiese una volta Garry. Siete una razza speciale, rispose lei. Sciocchezze, mia cara - seguitò Garry - non siamo che gente comune con l’assurda convinzione che ad altri possa interessare quanto abbiamo da dire”.
Insomma … la presunzione, come l’invidia, è un vizio davvero diffuso.
Franco
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