Tutte portano a Roma


In origine erano dodici fogli, di pergamena; ne sono rimasti solo undici, che formano un lunghissimo rotolo lungo molti metri. È una copia medioevale ottenuta da una copia ancora più antica, fatta stendere, si dice, da Carlo Magno. Peutingher, uno studioso tedesco, la ritrovò alla fine del 15° secolo. Da qui il nome della carta, Tabula peutingeriana, che è conservata a Vienna.

L’originale non esiste più, anche se attraverso molti indizi se ne conoscono alcune caratteristiche. Era una carta stradale, ideata per rendere agevoli e sicuri i viaggi all’interno dell’impero: l’impero romano, ovviamente. Venne disegnata, foglio dopo foglio, tra il primo secolo avanti Cristo e il 350, ai tempi di Costantino. Vi sono rappresentate le strade costruite da Roma nelle terre a lei sottomesse, dall’Atlantico ai confini dell’India, dalla Scozia al Sahara. Qualcuno ha calcolato che nella carta siano disegnati più di centoventimila chilometri di vie lastricate! Vi sono segnate anche le principali città, e le stazioni di posta, i luoghi di ristoro, con indicazione delle distanze percorribili in una giornata. 

Fantastico! Quando l’ho veduta, in foto ovviamente, ho provato un profondo senso di orgoglio per l’ingegno di Roma e per la stupefacente abilità dei suoi cartografi. 

Si, certo, non è una carta geografica o topografica in senso stretto. I tecnici di Roma avrebbero potuto comunque redigere una carta di questo tipo con una certa facilità: ne hanno data dimostrazione con una precisissima mappa dell’Urbe incisa nel marmo di un lastricato di recente scoperto. Ma non era nelle loro intenzioni proporre una carta geografica: come si fa oggi nei disegni schematici delle grandi metropolitane, anche allora più della precisione topografica contava quella del riporto delle distanze, e dei tempi di percorrenza. In una certa misura serviva anche l’indicazione di dove si trovavano le città, segnalate con simboli che ne certificavano l’importanza. 


Che delusione! Padua, o Patavium, che era la seconda città del nascente impero, per officine e per commerci ricca e importante quasi quanto Roma ed Aquileia, è segnata come una cittadina insignificante … un incrocio tra vie, dotata di stazioni di posta; nulla di più. In pochi secoli sembra aver perduto ogni importanza. 

Lo ripeteva spesso il mio professore di storia, riferendosi ai grandi personaggi caduti in disgrazia: sic transit gloria mundi. Vale anche per le città!


Franco



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