Aforisma
L’editore mi ha chiesto di ideare un aforisma da mettere bene in vista nella quarta di copertina, cioè sul verso del libro.
Gli sembrava di domandarmi una banalità. Ho invece subito capito che non era un lavoro da nulla, ed infatti il pensiero mi ha accompagnato per tutto il giorno, e poi mi ha tormentato anche la notte. Mi domandavo quale gioco di parole può esaurire, in due righe, l’anima del libro? Dovrei riferirmi ad uno degli episodi narrati nel testo? Oppure potrei astrarre una battuta spiritosa sui bambini, un po’ discoli, che sono i protagonisti del racconto? O sarebbe più opportuno fare emergere la morale che guida lo scritto in modo da stuzzicare la curiosità del possibile lettore?
Bel concetto la morale! Mi sono subito tornate alla mente alcune lettere scambiate con Eugenio, mio cugino, imperniate sul senso della letteratura. Eugenio è persona molto acuta, e quando l’ho sfidato a propormi una definizione svelta, e chiara, di letteratura; mi rispose che a parer suo quella parola chiarisce il senso della forma artistica che si esprime con le parole. Un testo è letterario quando riesce a coniugare logos con pathos e con ethos. In altri termini, quando le parole scritte diventano gli strumenti con cui l’autore trasmette curiosità ed emozioni al lettore, lasciandogli impressa nella mente quella che un tempo si chiamava “la morale”, cioè un insegnamento.
Lo ripeteva anche la mia mamma, quando mi leggeva, la sera, qualche fiaba per invogliarmi ad andare a letto. Chiudendo il libro mi guardava, e continuava dicendo: “la morale della storia è …” .
Pensando alle sue parole, e al ricordo della fiaba, finivo con l’addormentarmi.
Forse, però, non è quello che vorrei capitasse al mio lettore, già dalla quarta di copertina!
Franco
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