Carote


Una cosa Dario ed io mangiavamo malvolentieri: le verdure. 

A tavola fingevamo di non vedere l’insalata, o i pomodori, di cui a Villabalzana c’era dovizia. Per me non esistevano nemmeno le carote, mentre le erbe cotte, ma anche le zucchine e i fagiolini, mi stimolavano un senso di nausea che non prometteva nulla di buono.  

Mangiavamo invece frutta in gran quantità, ma solo se potevamo coglierla direttamente dall’albero, quando era più calda e profumata. Quella ben sistemata sul vassoio che le mamme ci mettevano davanti, sulla tavola, aveva qualcosa di vecchio, di morto, che proprio non ci piaceva. Restavano lì le ciliegie, i fichi, le pesche, le albicocche e le susine, tutta quella grazia di dio che gli alberi sparsi negli orti o nei campi offrivano in quantità.


A luglio venivamo spediti, per tre settimane, al campo scout. Quasi vita militare: obbedienza e silenzio!

A pranzo, ai lupetti non davano la frutta. Solo la domenica venivano distribuite le mele. 

Erano il segno della festa, come la Messa, che solo in quel giorno durava un’ora intera!

A Dario e a me, condannati al campo estivo sull’altopiano, dopo un po’ cominciava a mancare anche la frutta. Ci cresceva dentro la nostalgia di casa, sul monte, e prima di dormire, vicini di branda, ci capitava di fantasticare sui colori e sui profumi di quanto fino a qualche giorno prima andavamo a raccogliere dalle piante, soprattutto da quelle altrui. 

I frutti proibiti sono proprio i migliori: su questo la Bibbia ha davvero ragione.


Qualche volta, col permesso dei capi, scendevamo la mulattiera tra i pascoli e i boschi fino ad arrivare allo stradone che univa i paesi dell’altopiano. 

Lì c’era la “posta”, cioè la fermata delle corriere. C’era anche l’osteria, con lo spaccio dei giornali e delle sigarette, e una bottega di alimentari, con frutta e verdura. 

La zia e la mia mamma non ci avrebbero mai creduto! 

Tornavamo al campo, due o tre chilometri di cammino, in salita, sotto il sole, succhiando prugne o susine e rosicchiando carote. 

Costavano poco, ed erano squisite. 

Fame o nostalgia?


Franco


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