Fuochi

Pierlorenzo e Carlo, il moroso di Isa, mia sorella. Mi sono tornati alla mente per un loro gioco, in una sera d’estate, a Villabalzana. Forse volevano festeggiare il Ferragosto, come in paese si faceva per la festa del patrono.

Devono averne discusso a lungo, e tirato fuori di tasca anche qualche moneta. E poi giù in città, forse con la Vespa di Carlo, più probabile con la Millecento del papà, portando così con loro anche Isa e Tella, insomma, mezza famiglia. Mi pare di ricordare che la mamma non fosse molto felice che tre figli se ne andassero in giro in macchina: le strade sono piene di pericoli, non si sa mai … pensa al traffico, diceva al papà scuotendo la testa. 

Beh, sullo stradone sterrato di Villabalzana il traffico era costituito dal carro del mugnaio tirato da un vecchio mulo. Ogni tanto rombava anche l’autocarro militare al servizio della polveriera. Poi saliva lo zio Gianni, qualche volta si muoveva anche zia Ada, e di sera tornavano a casa Fernando, l’altro mio fratello, e il Bepi dell’Amalia, sulle loro motociclette. Così fanno sei. Mah, non ricordo altro traffico sulla strada, ma non si sa mai …  e le mamme devono pur essere sempre preoccupate per qualcosa.

Certo è che i quattro ragazzi tornarono sani e salvi dalla città, e dedicarono il pomeriggio a preparare lo spettacolo. Spettacolo pirotecnico! Legarono i fuochi al manico delle scope di casa, e poi anche su quello di un rastrello, di una vanga e di un forcone. Lavoro certosino, affrontato con perizia da futuro ingegnere. 

All’imbrunire, prima di cena, avvisarono la gente della corte che stava per cominciare lo spettacolo dei fuochi. Uscirono tutti a vedere. Gli artificieri si erano sistemati alla finestra della stanza delle mie sorelle, al primo piano, e gli spettatori potevano ammirare la fila di manici coi tubi dei fuochi con la miccia pronta a ricevere la fiammella.

Uno … due … e … treee … contò ad alta voce Carlo.

Pierlorenzo avvicinò il fiammifero alla prima miccia, che si accese sibilando.

La stanza delle mie sorelle si illuminò di rosso, di azzurro, di verde … un tripudio di colori. Urla disperate. Un paio di secondi e una delle scope, con la fontana di fuoco multicolore, volò di giù, in corte, dove subito esaurì la sua carica. 

I due ragazzi urlavano nella stanza delle mie sorelle. Ma come l’hai legato il tubo??? Domandò il primo dei due artificieri. Come mi hai detto di fare tu!!! Rispose quell’altro. 

In corte quasi tutti ridevano.

E pensare che avevo paura del traffico! Gridava la mamma, spaventata all’idea di un incendio che le avrebbe carbonizzato la casa.

Non avvampò nessun fuoco. A memoria dell’episodio restò solo una bruciatura sull’assito di castagno della stanza delle ragazze. 


Franco




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