Sassi
Al mercatino delle cose vecchie, in Prato della Valle, moltissimi anni fa scoprii un banchetto d’un signore che vendeva pietre lavorate.
Mi innamorai subito delle uova.
Erano fatte con una infinità di minerali diversi: un trionfo di colori, una quantità di nomi scientifici che per un po’ mi convinsi di poter ricordare. E poi … le provenienze erano le più disparate, dai quattro cantoni del mondo, dall’Antartide a Terranova, dalla Cina al Messico.
A guardarle, lucide e variopinte, a toccarle, ad ascoltare chi mi raccontava dove erano state scavate, mi pareva di poter diventare, spendendo poche lire, padrone del pianeta, della sua storia, dei segreti che la Terra tiene nascosti in grembo.
Comperai così un paio di quelle uova.
E non finii più.
Ora al mercatino si trovano perlopiù pietre lavorate a sfera. Forse sono più eleganti; di sicuro sono più facili da lavorare, e c’è meno spreco, mi suggerì il venditore.
Ma la forma dell’uovo era importante, per me. È un simbolo, come dire che la Terra è viva, che si rigenera.
Coi tempi delle pietre, ovviamente, che per noi sono i campioni dell’immobilità.
Di uova di pietra non ne ho trovate più. Ed ho perduto anche memoria del nome dei minerali di quelle che ho collezionato e che conservo in un paio di vassoi. Spesso vado a toccarle, ad ammirarle studiandone i disegni sulla superficie.
Scuoto la testa, rimproverandomi: avrei potuto fotografarle, e registrare ogni immagine col nome della pietra o dei minerali.
Non importa, forse è meglio così. I misteri hanno un fascino che le cose conosciute hanno smarrito. Ti spingono ad indagare, a studiare, a capire.
Mah … comincerò a studiare domani. Oggi ho altro da fare …
Rimando sempre a domani.
C’è tempo, c’è sempre tempo.
Mica scappano, quei sassi!
Franco
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