Acquavite
Ero stato un paio di volte a Zagabria, nell’allora Yugoslavia titina, invitato da un vecchio professore di selvicoltura e dal suo giovane allievo che, come me, insegnava ecologia. Giorni pieni d’esplorazioni di una natura ancora quasi incontaminata e di paesaggi emozionanti disegnati da fiumi, laghi e foreste profondissime. Mi fecero da guida alcuni forestali esperti di quel territorio selvatico, carico di antiche suggestioni.
Qualche anno più tardi mi giunse una lettera dal mio collega ecologo di Zagabria. Mi informava che un comune amico era divenuto vice-ministro della nuova Repubblica di Croazia. I forestali, compresi quelli che anch’io avevo conosciuto, desideravano fargli dono di un viaggio in Veneto. Concludeva chiedendomi se potevo dargli qualche suggerimento sui luoghi che più meritavano d’essere conosciuti.
I miei amici, dal Friuli al Trentino, furono lieti di collaborare. Erano i primi giorni di giugno, e le giornate, in Cadore, erano splendide, lunghe, calde e luminose.
Quando, di buon mattino, arrivai all’albergo in cui gli amici croati erano stati sistemati, il tempo cambiò all’improvviso e si mise a nevicare furiosamente.
Nema problema, esordì ridendo il mio amico Šime, siamo abituati al freddo, e siamo ben attrezzati. Lo dimostrò la Preside della sua Facoltà recuperando dal bagagliaio del pullman uno scatolone di bottiglie di Sliwovitz.
Ne bevvero sei, in venti quant’erano, con ripetuti scambi di saluti e di prosit, via via più allegri, chiassosi e calorosi.
Cinque ore più tardi, a Misurina, superato il pranzo offerto dalla Regione e i discorsi di prassi in onore dell’ospite illustre, discorsi cadenzati da ripetuti ed abbondanti brindisi, i miei amici croati vollero far provare ai colleghi del Veneto il sapore della loro terra: furono appena sufficienti altre sei bottiglie di Sliwovitz.
Lì capii che era meglio che io evitassi di cenare coi forestali di Zagabria. Il mattino dopo trovai dunque il modo per condurli, senza indugiare in troppe chiacchiere, fino al passo Pordoi, dove li affidai alle attenzioni dei colleghi trentini.
Ma quanto bevono? Mi chiese il giorno dopo un amico di Trento. Hai visto? Avevano il bagagliaio del pullman pieno di casse di Sliwovitz. Dall’odore sembrava che anche la corriera andasse ad acquavite di prugne …
Franco
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