Candele


Immaginate una gabbietta di lamiera arrugginita chiusa da quattro piccole lastre di vetro. Aveva uno sportello per entrarci col fiammifero, stretto tra le dita per accendere la candela: quel lume mi serviva per salire le scale e attraversare la camera in cui dormivo. Poi la lanterna se ne andava dondolando; serviva ad illuminare le scale alla mamma che tornava al pianterreno. 

A fianco del letto c’era una finestra, ma le imposte erano chiuse ed impedivano alla luna di farmi compagnia nel dormiveglia. Se vuoi la luna, avrai anche le zanzare, era la frase che mi veniva ripetuta ogni sera. Meglio il buio - pensavo - tanto sto per avviare il mio sogno preferito … Nemmeno terminavo il pensiero, e già dormivo, travolto dalla stanchezza. Sul comodino del papà, vicino al mio letto, c’era una candela fissata con la cera fusa al fondo di un vecchio bicchiere. Accanto c’erano i fiammiferi: svedesi, non quelli con lo zolfo, perché lo zolfo puzza, e rovina l’aria che poi respiriamo per tutta la notte, diceva il papà. 

Una sera avevo ceduto alla tentazione di accendere quella candela. Mi era piaciuta la danza della luce e delle ombre sul soffitto e sulle pareti della camera; ad ogni guizzo della fiammella, cioè ad ogni mio respiro e movimento, sembrava che tutto si muovesse. S’era mosso anche il grande specchio fissato sulla porta dell’armadio. Avevo gridato di paura all’idea che nell’armadio si nascondesse qualcuno. Fu un solo istante, e già m’ero calmato quando arrivò trafelato il papà. Si arrabbiò vedendo la candela accesa, ma prima di spegnerla, volle spiegarmi il rischio che avevo corso tenendo in mano una fiamma libera, lì, seduto sul letto, in una stanza foderata di legno. 

Non accesi più quella candela.

Ne accesi molte altre, fuori di casa, provando a vincere il buio della notte quando mancava la luna. Mi accorsi che anche le stelle davano luce; per camminare in mezzo alla strada bastava la Via Lattea … gli occhi si dovevano abituare al buio, così era sufficiente spegnere la candela e smettere di fissare la fiamma invece di guardare dove poggiavo i piedi. Ci provai. Vedo al buio! Allora anch’io sono come i gatti, pensai. 

Mi si accapponò la pelle sentendo un rumore di frasche smosse venire dal bosco, là dove il buio sembrava disegnato con l’inchiostro di china. 

Provate voi a riaccendere una candela correndo a perdifiato verso casa! 

Forse nel bosco c’era un gatto - mi dissero - mica hanno bisogno delle candele, loro!


Franco



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