Dolomiti


Sto ascoltando una relazione, ma per un momento mi distraggo a guardare la parete affrescata. Sono in Accademia Galileiana, nella Reggia dei Carraresi. 

Le nostre riunioni si tengono nel locale che un tempo fu la Cappella privata della residenza dei Signori della città. Fu dipinta, verso la metà del ‘300, da Guariento d’Arpo. 

Il mio è un pensiero veloce, e la mente torna subito al relatore, che sta parlando benissimo di argomenti che meritano tutta la mia attenzione. 

Ma anche gli affreschi sono stupendi, e spesso gli occhi tornano alle figure dipinte da Guariento, e che ora sono inserite nella Lista dei Beni del Patrimonio dell’Umanità.

Un particolare mi colpisce. Ne prendo nota, così ci penserò una volta a casa.

Ed invece continuo a fissare le montagne dipinte dal nostro pittore padovano, che si dice sia nato a Piove di Sacco, luogo in cui un tempo pare giungesse la laguna. L’antitesi della montagna. Non deve essere mai uscito di casa se i monti li vedeva così! Sorrido a questa idea, davvero stupida. 

Poi penso che quelle che sto ammirando non sono vere montagne, ma solo un sistema elegante per separare l’una dall’altra le scene dell’Antico Testamento. 

Eppure, anche Giotto, cui Guariento si ispirava, nella Cappella degli Scrovegni aveva dipinto montagne come queste qui, della Loggia Carrarese. E lo ha fatto anche ad Assisi, negli affreschi dedicati alla vita di San Francesco. Lì non c’era bisogno di separare una scena dall’altra.

Sono montagne difficili, nude, aride, inospitali; forse sono il simbolo degli ostacoli e delle avversità della vita, che si superano con la Grazia di Dio, che rende l’animo forte. È l’insegnamento offerto da queste pitture.

Ecco però un particolare cui non avevo mai pensato: quei monti hanno un che delle Dolomiti: pareti verticali, spoglie, coi colori dell’oro e della rosa. Che Guariento, e Giotto, e molti altri prima e dopo di loro, abbiano viaggiato fino a quelle montagne? Non lo so. 

Certo che rocce similmente inospitali si possono vedere dappertutto, dalle scogliere di marmo di Carrara, fino ai monti del Gran Sasso. E perché no, anche a Rocca Pendice, sui nostri Colli padovani.

Pensieri oziosi. E sto perdendo brandelli di questa splendida relazione! Dai, Franco, non si fa così …


Franco


Da sinistra: Guariento e poi Giotto, a Padova e ad Assisi








Commenti

Post popolari in questo blog