Fiume


Quasi non si sente il fruscio dell’acqua contro le rive, o contro lo scafo. Però il verde piatto e liquido del fiume accoglie i rami degli alberi chini fino alla corrente formando piccole onde che s’aprono a V.

Sto accoccolato a prua, incastrato tra i fianchi di legno della barchetta dove sono saltato con un ardore inimmaginato. Prima di me è salito Checco, per sistemare gli scanni. La barca un po’ ondeggia, ma il comandante, a differenza della ciurma, non dà segno di preoccupazione; invece il dondolio del guscio prodotto dal mio respiro a me suggerisce l’immobilità.

Sento sulla nuca lo sguardo di Paco, il grande lupo. Intuisco che sta rivendicando il posto che fino a ieri era suo. Privilegio perduto a favore di un bipede, che per di più puzza di paura. Uno schifo; roba “da umani”, indegni d’andar per fiumi.

Imperterrito guardo in avanti. Simulo curiosità per gli alberi e per le erbe, per i giochi dell’acqua, per gli uccelli sulle sponde. Così nascondo l’apprensione che mi stringe lo stomaco. 

“Se il cane scodinzola, finisco di sotto!”, mi vien da pensare, e con le dita stringo fino allo spasimo i bordi della barchetta.

Il cane intuisce, e scodinzola: telepatia! Non mi succede nulla. Ho preso coraggio, e riesco a parlare, anche se la voce sembra quella di Fantozzi.

Di lato a noi l’acqua fluisce con piccole onde dorate, o verdi, o azzurre, o nere ... dei tanti colori che la corrente piglia dal cielo, dal fondo, dai rami incurvati a galleria, viva e frusciante.

Si sale contro corrente. Checco si tiene nel mezzo del fiume, per paura dei rami che si tuffano nell’acqua, e dei sassi piantati sul fondo, minaccia terribile, angoscia anche per i marinai di mare.

Il cane s’agita; ama l’acqua, conosce le rive, ha dentro di sé le mappe del luogo, e gli odori d’ogni erba. Si tuffa, e dà vita all’acqua. Bolle di luce si alzano dal nero della corrente, e s’annichiliscono nel sole che vi si riverbera. 

Il cane è gioia, è energia, è quello che anch’io vorrei essere. 

Invece mi stringo ai bordi, sorrido, e sto immobile.

Si torna; la barca è pigra, come il fiume che la trascina. Il cielo si spegne, ma si ravviva il suo blu. È una sinfonia di uccelli; qualche rana gracida. Il nostro è un silenzio che canta inni alla natura. 

Se ci sono rumori di case, di strade lontane, noi non li avvertiamo. Il fiume ci ha stregati, almeno per un po’; ci ha restituito un pezzo d’umanità dimenticata.


Franco




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