Processioni


Ieri, coi primi tepori di primavera, le larve di una farfalla che si nutre degli aghi di alcune specie di pino si sono incamminate per cercare il posto giusto per trasformarsi in crisalidi. Lo fanno sotto terra, scegliendo il terreno con le caratteristiche per loro migliori. 

È affascinante la natura, e il modo con cui seleziona gli individui e gli atteggiamenti più adatti per affidare loro il futuro, cioè la continuità della specie. Le larve di Thaumatopoea pityocampa, che i Veneti chiamano rughe, sono bellissime da vedere: colori mimetici contro le cortecce degli alberi che le ospitano, irte di peli rigidi e dritti che vien voglia di pettinare, come si fa coi bambini, e poi camminano in fila indiana, come amassero il contatto, per sentirsi sicure.

Sono pericolosissime!

Quando avvertono il pericolo, quei peli colorati possono essere scagliati a distanza, come i legionari romani facevano col pilum. Sono irritanti per molti animali, uomo compreso. E per i cani e i gatti, che annusano e leccano, possono essere davvero pericolosi. Bisogna starne alla larga.


A vederle così, in fila indiana, un cordone lungo più di un metro, mi sono ricordato della mia infanzia, quando la Parrocchia organizzava, in occasione della festa del patrono, una processione lungo le principali vie del quartiere. Tutta la famiglia si radunava sul poggiolo per vedere e per dire una preghiera al passaggio del Parroco, dei chierichetti e dell’immagine sacra che alcuni fedeli portavano a spalla. Un’ora prima il poggiolo veniva ornato con lumini, sistemati dentro grandi bicchieri di carta colorata ed accesi all’ultimo momento.

Mi piaceva quel lavoro: scegliere l’alternanza dei colori, misurare la distanza tra l’uno e l’altro, posare i lumini nei bicchieri, aiutare la Gemma ad accenderli. Attento, è pericoloso, prendono fuoco - si raccomandava la Gemma.


Eccomi qua a guardare con apprensione la processionaria.

La farfalla è chiamata così perché le sue larve si muovono in processione, come i fedeli alla festa del patrono. 

Ma in questo caso c’è da pregare che nessuno la tocchi, o ne respiri gli aculei. 

Sarebbe una dannazione!


Franco





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