Ritiro


La fantasia corre, mi trascina indietro nel tempo, mi fa immaginare che, centocinquanta anni fa, il bisnonno Lorenzo abbia provato le mie stesse emozioni. 


Noi si abitava in una bella e grande casa, vicina al centro della città quanto bastava per poterci andare a piedi. In bicicletta raggiungevo invece la facoltà, accanto a Porta Portello. Altrettanto facilmente Piera volava, pedalando, al suo istituto, vicino all’Ospedale Vecchio. Una pacchia.

Ma vivevamo in un condominio. Oddio, tre appartamenti su tre piani, e noi non avevamo nessuno che ci camminasse sulla testa. Però … però c’erano le decisioni da condividere, le discordanze d’opinione, la voglia di qualcuno di dominare sugli altri … si sa cosa vuol dire con-dominio: non si è soli a decidere. Così, la domenica, girando in bicicletta durante la primavera e l’estate, cominciammo a guardarci intorno, e a studiare le vetrine delle agenzie alla ricerca di qualche proposta interessante. 

Ne arrivò una, che ci colpì per una lunga serie di aspetti positivi, lasciandoci perplessi solo per un particolare, che si può ben immaginare. 

Tergiversare! È l’arte, forzata, di chi non potendolo fare, non risponde subito si alle richieste del mediatore. Stiamo valutando … dicevamo, ed era assolutamente vero. Nel frattempo si andava in bicicletta a sbirciare la nostra possibile casa guardando attraverso la siepe, e poi a studiarne anche il giardino. Io finivo con l’annusare l’aria, perché lì intorno coglievo sentori di Mediterraneo, come fragranze di rosmarino e di salvia, a volte anche di elicriso, che sa di liquirizia, e poi di resina dei pini. E poi c’era anche il frinire continuo delle cicale, che mi trascinava, bambino, a Villabalzana, nei meriggi assolati di mezza estate. Ho scattato molte foto, che guardavamo la sera, a casa, e recuperavo l’indomani in ufficio, cercando qualche motivo per poter dire di no. Non l’ho mai trovato, ed ora quella è proprio la nostra Casa.


Ecco perché la fantasia sta correndo: ho davanti a me un disegno fatto dal bisnonno Lorenzo. Un disegno svelto, uno schizzo. Ma mi ha fatto immaginare Lorenzo, alla ricerca di un rifugio, il luogo giusto per riposare, per respirare lontano dalla gente, dalle scadenze, dagli impicci. Lo cercava lontano dalla città. Si è meglio la campagna, immagino dicesse tra sé e sé, magari sui colli, dove d’estate la notte è fresca, e il sonno dà ristoro. Immagino che una sera ne abbia discusso anche coi suoi: “Guarda, Cornelia, guardate ragazzi …. è bella questa corte, vero? Si, costa un po’, e bisognerà lavorarci, ma c’è tutto, anche il profumo del rosmarino, della salvia e dell’uva, e ci sono cipressi che sanno di resina, come al mare. Un paradiso!”.

Con mano svelta, e felice, come solo lui sapeva fare, Lorenzo schizza sulla carta l’immagine della sua scoperta. È la corte che porterà il suo nome. Diventerà la casa dei nonni, degli zii … quella della mia infanzia.


Franco






Commenti

Post popolari in questo blog