Lungo, corto


Il professore distribuiva un foglio protocollo. Andava piegato in due, nel senso della lunghezza. 

Si scriveva, nome compreso, nella metà sinistra; la destra restava libera per le osservazioni e per le correzioni del professore.

Il titolo del tema era invece riportato su tutta la larghezza del foglio.

Un’ora per comporre. 

Un’ora di pena, di sofferenza. 

Rileggevo dieci volte il titolo, poi rimestavo nella poltiglia opaca della mia mente con la speranza che vi riemergesse qualche idea, qualche pensiero da riportare nella metà del foglio che avevo a disposizione. 

Quando, scrivendo a caratteri grandi, e con molti punto e a capo, riuscivo a voltar pagina e ad attaccare la seconda facciata, tiravo un sospiro di sollievo.


- Franco! Ma proprio non riesci a tirar fuori un altro pensiero? Dieci righe in più sono troppe? Ci vogliono le tenaglie per cavar fuori le parole? - Immancabilmente era il primo commento del professore.


Una professoressa ieri mi ha detto: altro che attimi … troppo lunghi … ci vuole molto tempo per leggerti … mica tutti sono in pensione come te …


Professori! Mettetevi d’accordo!!!!


Franco





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