Ricci


Bart, il cagnolino di Gabriele, ha scovato un riccio che, in giardino, s’era acquattato sotto la siepe. La Patria va difesa da ogni invasore, deve aver pensato, dotato com’è di eroico senso del dovere. Dopo qualche puntura sulle zampe, sul tartufo e sul resto del muso, Bart ha cercato il mio aiuto: abbaiando disperatamente. 

Il riccio, grande come un pallone da rugby, ovviamente non ha fatto una piega. Io invece mi sono precipitato in giardino temendo che Bart si fosse fatto male.

Dopo qualche tentativo di sedare la zuffa, ho pensato che sarebbe stato opportuno informare i genitori di Gabriele di quanto stava accadendo.

Mentre mi accingevo a scrivere un messaggio, mi son venuti in mente Pigrete ed Omero, col mio professore di greco che declamava i versi dalla Batracomiomachia, Guerra tra rane e topi, disquisendo su chi, tra i due poeti, fosse stato l’autore della gustosa parodia dell’Iliade. 

Così, stupidamente, m’è venuto da scrivere: è in corso una Bartoricciomachia, ho bisogno di parlarvi. 

Meglio pensarci dieci volte prima di inventare una parola nuova, anche se dotata di “grande spessore” storico-culturale. 

Allarme è stato il risultato. 

Terrorista l’espressione più delicata che mi è stata scagliata addosso.


Franco



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