Adamello
Me l’ha donata un mio laureando. Non so come ne fosse entrato in possesso, ma ormai conta poco, o nulla. Non c’è nessun segreto militare nascosto in quell’immagine, che fu scattata da un aereo austriaco nel 1917. Immaginate un biplano che vola d’inverno a più di quattromila metri di quota. Poca protezione contro il freddo: forse manopole di pelle sopra guanti di lana, cuffia di lana sotto un caschetto di cuoio, pantaloni e casacca di tela cerata, impermeabili al vento, indossati sopra maglioni e lunghe calze, sempre di lana. Ricordo una impietosa foto scattata a D’Annunzio, vestito così, dopo il volo compiuto su Vienna.
Il freddo doveva essere stato terribile per i piloti e i mitraglieri, anche se bardati in questa maniera.
La foto è spettacolare: si abbraccia tutto l’Adamello, con l’immenso ghiacciaio del Pian di Neve. Tutto intorno la corona di cime aguzze, alcune alte ben più di 3500 metri. È nevicato di fresco, ed è tutto bianco. Di certo non si vedono le postazioni, italiane e austriache, ma si notano le tracce dei seracchi e, forse, anche i crateri lasciati da qualche granata italiana, sparata col famoso Ippopotamo, il pezzo trascinato fin lassù a forza di braccia … e di follia.
Guardo quella fotografia, e mi chiedo a cosa possa essere servita. Per pianificare qualche sortita di pattuglie, mimetizzate con casacche e pantaloni di tela bianchi per non essere visti dal nemico in mezzo alla neve? Per rafforzare qualche difesa?
A distanza di cento anni e più, a me rimane la meraviglia per uno scatto così dettagliato, e tanta pena per chi l’ha eseguito. Ed ancora di più per i cento e cento disgraziati che laggiù, in mezzo alla neve, al ghiaccio e alle pietre, guardando il cielo verso il rombo del piccolo aereo, attendono chissà cosa, sognando il calore di casa.
Franco
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