Artigli
Avevo inserito questa immagine nella copertina delle mie dispense.
La didascalia suonava grosso modo così: La forza della Natura …
Un escamotage per mandare agli studenti un messaggio: nulla le si può opporre, soprattutto gli uomini, che valgono poco.
Avevo cancellato le barche e i vogatori, piccoli, insignificanti, anche se tutti stavano remando, chini, determinati, con le energie che restavano loro, con lo spirito dei Giapponesi, che sempre fanno squadra, senza paura.
Dio mio … paura? L’opera questo voleva trasmettere! Paura! Guardate la forma dei frangenti; sono artigli che stanno per ghermire, per trascinare verso il fondo.
Lì sta la maestria dell’artista: trasmettere col tratto, con pochi tratti, il senso del pericolo, della minaccia incombente.
Ma quei vogatori, che qui ho cancellato, vanno avanti, imperterriti. Dallo sforzo di ognuno dipende il destino di tutti.
Ma allora … vale così poco l’umanità di fronte alla Natura? A giudicare dai danni che sta combinando si dovrebbe dire proprio di no.
Ognuno di noi fa la sua parte: inquina, trasforma l’aria e la rende il motore inarrestabile dell’innalzamento del livello di mari, delle burrasche che ci sconquassano, dei dissesti e delle alluvioni che ci travolgono, o della siccità che ci uccide …
Chini sui remi procediamo imperterriti, incuranti del messaggio che ci trasmettono gli artigli dell’onda.
Eppure … la Natura è più forte di noi, di tutti noi, anche messi insieme.
Comunque forse dovrei togliere quell’immagine dalla copertina delle dispense.
È stato un errore gravissimo metterla lì; un segno della superbia umana, dell’errata fiducia nelle nostre capacità.
Ormai è tardi … sono in pensione; nessuno più legge quelle vecchie carte.
Franco
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