Filosofia


Anche oggi sul giornale si affollano note di filosofi che criticano gli scienziati ed altre note, scritte da scienziati, che ribattono velenosamente ai pensatori. 

C’è solo da scuotere la testa, e da chiedersi il perché di tante inutili battaglie, che pochi lettori sono in grado di apprezzare, approfondire e capire. 


Mi è tornato in mente un grande del passato, finissimo naturalista e pensatore, Hernst Häckel, di cui ho, davanti a me, uno splendido volume, dapprima pubblicato in tedesco sul finire di quell’altro secolo, nel 1899, e poi tradotto anche in italiano nel 1904. 

Scriveva dunque il grande studioso: "Ai progressi formidabili delle conoscenze empiriche non corrispondono affatto, nel nostro “secolo delle scienze naturali”, né il rischiararsi corrispondente della loro comprensione teorica, né la conoscenza superiore del nesso causale dei singoli fenomeni, che con una sola parola noi chiamiamo “filosofia”.

Al contrario, noi vediamo che quella scienza astratta ... che si insegna da secoli nelle nostre Università sotto il nome di filosofia … è ben lungi dal comprendere in sé i nuovi tesori conquistati dalle scienze sperimentali. E con eguale dispiacere dobbiamo confessare che dall’altro lato i rappresentanti delle cosiddette “scienze naturali esatte” si accontentano per la massima parte di occuparsi del loro campo speciale e ristretto di osservazione e di esperimento e ritengono superflua la conoscenza del nesso generale tra i fenomeni osservati, cioè appunto la filosofia. Mentre questi empirici non “vedono il bosco a cagione degli alberi”, i metafisici si accontentano del solo concetto di bosco, senza vedere gli alberi”.


Da allora è cambiato qualcosa?

Mi pare che ora tutti ritengano di avere competenza per trattare di tutto … con scarso beneficio per la comprensione di quanto ci capita attorno …


Franco


Hernst Häckel

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