Fuoco


Guardavamo dalla finestra, Pierlorenzo ed io. 

Gli scrosci violenti di pioggia, cortine fluttuanti col vento, l’acqua che correva spumeggiando lungo la strada, il cielo nero lacerato da continui lampi. Poi ci fu lo scoppio, violentissimo, davanti a noi. Un bagliore acciecante, proprio lì, sembrava in giardino. Gridammo di spavento; col tuono la casa tremò, anche i bicchieri dentro la vetrina del salotto. 

Ci tornò la vista, e sentii mio fratello dire: guarda, c’è un incendio nel bosco. 

Durò poco. Se il fulmine aveva colpito un albero appiccandogli fuoco, la pioggia già l’aveva spento. Tornarono sprazzi di sole. 

Dai, andiamo a vedere, fu la simultanea proposta dell’uno all’altro. 

Trovammo l’albero spaccato dal fulmine: un grande larice, cresciuto dove il bosco era più rado. Una fetta della grossa corteccia s’era staccata, scagliata lontano. Tutto intorno alla pianta anche la terra sembrava esplosa, smossa e sollevata. Erano state le radici, dentro le quali l’acqua era evaporata in un attimo facendole scoppiare. Mi chinai per vedere meglio. Dio mio - esclamai alla volta di mio fratello - guarda, sta ancora bruciando … la radice fumigava e al suo interno, protetta dal terreno, la brace manteneva il colore rosso acceso, minaccioso. 

Non durò molto, però; l’umidità del suolo ebbe la meglio sul calore della brace, che in qualche minuto annerì, emettendo vapori candidi come quelli cavati dal sole alle erbe tutto intorno. Per un attimo avevo temuto un incendio.

Qualche anno più tardi, a metà di un giorno d’inverno, stavo facevo merenda con un laureando, seduti in una radura d’un bosco sui colli intorno a Vicenza. Ancora fumavo, quell’anno. Spensi la cicca sul moncone d’un fusto di Ostrya reciso rasoterra. Lo studente raccolse le sue carte e ci fermammo a sistemare gli appunti presi in fretta durante le osservazioni della mattina; solo dopo cominciammo a sistemare le nostre cose negli zaini. 

Professore! Gridò il laureando - guardi … brucia! 

Il legno contro il quale avevo spento la mia sigaretta aveva conservato qualche frammento di brace, ed ora lì si stava sviluppando la fiamma. 

Vuotai la mia borraccia su quel principio di incendio nel bosco secco di fine inverno, ringraziando Dio per esserci fermati a completare il nostro lavoro. 

Fu l’ultima sigaretta. 

Tornato a casa segnai sul calendario: u.s. Buoni propositi, proprio come Zeno.


Franco


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