Gita


L’anno scout si concluse con una gita a Venezia. 

Il viaggio col gruppo di amici, tutti insieme, e poi un giro per Venezia valevano ben la levata di buonora, di domenica, l’unico giorno in cui si poteva dormire un poco di più. La prima forte emozione fu vedere la corriera! Una meraviglia, modernissima, dipinta in due toni di azzurro, il colore dell’Italia del calcio; per questo piacque a tutti. Il motore si mise in moto e tutti ne avvertimmo la potenza. Ad uno dei capi piacque anche l’odore dell’olio e della nafta che filtravano dallo scappamento. Odore dei motori italiani - disse - piccoli e potenti, leggeri e indistruttibili … grazie a questi motori - sentenziò -  nelle gare vincono sempre le Ferrari, le Lancia e le Alfa Romeo. Tutti annuirono. Io mi chiesi se la Ferrari avesse mai fatto motori per corriere. Ma tenni il pensiero per me.

Venezia proprio non la visitammo. C’era un barcone ad aspettarci, e subito via, per canali sui quali non si affacciavano bei palazzi e splendide chiese: nell’acqua verde e sporca si specchiavano solo edifici vecchi e cadenti. C’era odore di marcio, e di morte … ci prese la malinconia … mancava solo che il prete intonasse il de profundis 

Ci fermammo all’isola di San Francesco del Deserto, dove fu celebrata per noi la messa nella cappella del convento; poi ci venne concessa una passeggiata nell’orto con vista sulla laguna. La storia del convento fu narrata da un fraticello, con la voce di chi recita il rosario. Non ricordo nulla del racconto, se non la voglia che finisse in fretta. 

Universale fu l’entusiasmo quando ce ne andammo da quel santo luogo!

Poco ricordo anche della seconda tappa, all’imbarcadero di una isoletta che ospitava una trattoria. L’oste ci attendeva. In cucina, nel pentolone sul fuoco, fumava un risotto al nero di seppia. Davvero buono, ma scarso, soprattutto se confrontato con la nostra fame. Lucio, il chierichetto del gruppo, era in vena di battute e quando il piatto restò vuoto esclamò: c’era poco da mangiare … come le elemosine alla messa delle otto. Tutti risero, e Lucio si sentì autorizzato ad un’altra freddura: non era mica nero come la tonaca del prete … e nemmeno come il cielo lì, verso Vicenza!

Non l’avesse mai detto! Il barcaiolo guardò il cielo, annusò l’aria, guardò l’orologio e …: Meglio muoversi in fretta! - esclamò con un tono che non ammetteva repliche … dai, svelti - sollecitò - cinque minuti e poi di corsa alla barca. Quando fummo seduti sugli scanni, il nostro Comandante ebbe un ripensamento, e prima di avviare il motore recuperò una cassetta di gazzose e di spume, e ce ne vendette parecchie a un prezzo conveniente, disse lui. Però con le bollicine ci tornò il sorriso, e il viaggio continuò in allegria, con discussioni sul calcio e sulle buone cose che sognavamo di trovare in tavola, a casa. 

Quando fummo seduti ordinatamente in corriera, il prete pensò di raccontarci qualcosa sulle belle ville che incontravamo lungo la riviera del Brenta; a Stra eravamo tutti addormentati. 

La gita era già finita da un pezzo!


Franco




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