La Banda


Mi era venuta la voglia di scrivere qualche altra pagina sulla mia infanzia; questa volta ambientata in città, a partire dal mio primo giorno di scuola, alle elementari, per terminare quando il gruppo dei bambini della mia classe si sciolse per seguire ognuno la propria strada.

Si giocava spesso insieme, all’Oratorio della Parrocchia, o a casa dell’uno o dell’altro, se c’era lo spazio sufficiente per farlo. Ci si trovò anche a casa mia, in cortile, o nell’orto. Dentro casa nessuno ci voleva, i miei fratelli perché chiedevano tranquillità per studiare, il papà perché il suo lavoro non ammetteva distrazioni, o interruzioni, la mamma perché, non più giovanissima, amava la quiete. La banda, come ci chiamava, poteva trovare cento altri posti in cui scalmanarsi con corse, zuffe e grida.


La voglia di impegnarmi in questa nuova avventura di memorie “fanciullesche” è però a poco a poco sfumata. L’idea di dover chiedere all’editore di sostenere questo mio desiderio, dal sapore ormai senile, proprio non mi attrae. 

Allo stesso tempo, però, mi dispiace cestinare i tanti bei ricordi che avevo segnato in un file, che già avevo intitolato La banda: la mia mamma compare dappertutto, non mi lascia mai. 

Così ho pensato di recuperare qualche piccola scheggia di memoria per alimentare il blog che qualcuno di voi continua a seguire. Se dovessi riuscire a dare dignità a quei pensieri fissati nei miei appunti, spero non vi dispiaccia se a poco a poco li condividerò con voi con qualche post. 

Attimi anche questi. Attimi di memoria.


Franco




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