Punizioni
A me pareva di essere proprio un bravo bambino. Gentile, educato, servizievole, sempre pronto ad obbedire ad ogni desiderio di chi mi stava intorno.
Non deve essere stato proprio così!
Ricordo, infatti, che la mamma ogni tanto si arrabbiava con me e mi minacciava urlando cose terribili mentre io scappavo il più lontano possibile da lei. Ricordo anche che un paio di volte la minaccia era accompagnata da gesti che erano più eloquenti delle parole, come la mano alzata a mostrarmi che lei era pronta a colpire, bastava che mi raggiungesse. Un paio di volte mi agitò contro anche il guinzaglio del cane Dick, che aveva l’impugnatura di cuoio e il resto era fatto con robusti anelli di acciaio. Fu lo stimolo perfetto per farmi correre ancora più velocemente.
Anche il papà si arrabbiò con me, forse solo quattro o cinque volte …
Ricordo che un giorno mi rincorse dallo studio fino in cucina. Lì mi misi a correre intorno alla tavola: non sarebbe mai riuscito ad acchiapparmi. Quando guadagnava troppo terreno, io mi chinavo e passavo sotto al tavolo, recuperando in un attimo lo spazio perduto.
Il papà si stancò in fretta, ansimando; si fermò al lavello e si riempì un bicchiere d’acqua, che bevve d’un fiato.
Ne vuoi anche tu? - mi domandò riempiendo ancora il bicchiere.
No grazie - risposi io - mica ci casco!
Il papà rise, forse colpito dalla prontezza della mia intuizione.
Fece per appoggiare il bicchiere sulla tavola, ma in realtà, velocissimo, mi gettò l’acqua sul viso. Prima che mi potessi riprendere dalla sorpresa, il papà mi aveva agguantato per la maglietta.
Continuava a ridere. Io, invece, mi sarei messo a piangere.
Ma ero un bambino gentile, educato e rispettoso, e dunque mi limitai a dire: Scusa papà, hai ragione … e poi … sei proprio furbo!
Il papà rise ancora più forte, mi diede un buffetto sul collo e mi lasciò andare.
Quella volta mi andò proprio bene! Un bel bicchiere d’acqua fresca, proprio quello che ci voleva in un giorno d’estate!
Franco
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