Fortuna
La Gemma aveva il terrore delle armi da fuoco. A casa nostra c’era lo schioppo di mio fratello Fernando, che lei voleva fosse sistemato sopra l’armadio, fuori dalla portata delle mie mani, anche se ci avevo provato salendo sulla sedia e poi sul tavolino della stanza dei miei fratelli.
Perché non posso toccarlo?
Il perché si chiamava Bepi, che era il fratello più piccolo della Gemma.
La Grande Guerra era finita da un po’, e i ragazzi del paese erano tornati a giocare liberi come il vento, raccontava lei.
Un gruppetto aveva trovato una cartuccia, di fucile o di pistola non faceva differenza. A colpi di pietra s’ingegnavano di cavare il proiettile dal bossolo per recuperare la polvere.
Che invece esplose.
Dove era finito il proiettile? Tra tutti i ragazzi chini a guardare il sasso che batteva sulla cartuccia, il proiettile si piantò in mezzo al petto del Bepi. Piantato in un osso, e così vicino al cuore che i chirurghi di allora non se l’erano sentita di operare.
Ce l’ha ancora nel petto, raccontava la Gemma.
Almeno dall’osso non si può spostare, concludeva la santa donna.
E con quella cosa nel petto il Bepi ha fatto anche la seconda guerra mondiale. È andato fino in Russia, e poi è tornato. Pensa, ripeteva, ha riportato a casa anche quel pezzo di piombo e di rame. È stato proprio fortunato! Ma queste fortune capitano una sola volta, credimi … concludeva la Gemma, e si segnava più volte, per scaramanzia.
Franco
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