Fortuna


Oggi mi vien da pensare che il mio papà non fosse poi molto coerente.

Brontolava sempre quando vedeva qualcuno dedito al gioco, ai concorsi, alle scommesse da cui venivano, raramente, consistenti vincite in denaro, o in gettoni d’oro, come diceva la presentatrice della televisione. La parola oro fa sempre sognare!

Ero piccolo, però ricordo che ogni tanto la mia famiglia si metteva intorno al tavolo e compilava la schedina del totocalcio. Il papà, che di calcio proprio non se ne intendeva, usava una trottolina su cui erano impressi i tre possibili risultati: 1, X, 2 e riportava sulla schedina il segno che compariva quando la trottola smetteva di girare. 

A volte Pierlorenzo sbottava sostenendo che tra Juventus e SPAL c’era una bella differenza, e che se la Juventus giocava in casa il risultato era quasi scontato. Il papà, che di matematica si intendeva, gli obiettava che la sicurezza statisticamente non esiste. E poi - diceva - si guadagnerebbe molto di più se dovesse vincere la SPAL contro la Juventus, per di più se vincesse fuori casa. Faremmo un sacco di milioni! 

Ecco il problema: non capivo perché il papà, che sempre sosteneva che per vivere bisognava lavorare e faticare, sognasse di guadagnare col gioco tanto denaro da poter passare il resto della vita in panciolle. 

Eppure, a forza di giri di trottola, il papà compilava la sua schedina, la ricontrollava più volte, faceva un gesto scaramantico e poi mi mandava in tabaccheria con le monete contate per tentare la fortuna.

Poche lire ci possono cambiare la vita - aveva detto a mio fratello - ma ciò non significa che la nostra vita debba essere affidata alla fortuna!

Segno di coerenza? Una doppia capriola? Ci sto ancora pensando …


Franco




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