Patria


I miei insegnanti erano cresciuti nel culto della Patria.

Il primo a dimostrarlo fu il maestro Lucio. Lo ricordo mentre ci spiegava i colori della bandiera: verde come i boschi dell’Altopiano, bianco come le nevi delle Alpi, dall’Adamello al Friuli, rosso come il sangue versato dai nostri eroi caduti su quelle patrie montagne.

Continuò il professore delle medie, che più volte citò un aforisma, riportato con grande enfasi nel libro di storia, che sottolineava lo spirito patrio dei cittadini di Sparta e delle madri di quella città. Queste donne, consegnando lo scudo ai loro figli che partivano per la guerra, li ammonivano dicendo: “torna con questo scudo, oppure sopra di esso”. Significava che l’onore era tutto per gli spartani. O si vinceva, o si moriva in battaglia, nel qual caso i compagni, o gli anziani di Sparta, avrebbero riportato a casa il guerriero eroicamente caduto sul campo, adagiato, in segno di onore, sul suo grande scudo.

Quello stesso aforisma ce lo ripeté al liceo anche il professore di greco, scrivendo più volte sulla lavagna il breve scritto di Plutarco … ἤ τάν ἤ ἐπί τᾶς … che significa, appunto: “o questo, o su questo”.

Poiché il professore ci insegnava anche il latino, aveva scritto alla lavagna Dulce et decorum est  pro patria mori. 

Poi, ridendo, ci aveva chiesto: secondo voi queste parole sono tratte dalle Odi di Orazio oppure sono di Wil Owen, poeta e soldato inglese? Alla nostra ovvia risposta aveva elencato una serie numerosa di opere di ogni parte del mondo in cui l’aforisma era riportato come fosse farina del sacco di questo o di quell’autore. 

In realtà, concluse il professore, anche Orazio s’era fatto bello di penne altrui, quelle di Tirteo, uno dei più antichi poeti greci, guardate un po’, figlio di Sparta!

Insomma, il senso dell’onore e della Patria era piuttosto radicato nei miei insegnanti di scuola.


Franco

François Le Barbier, 1826 







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