Aglio


Sgradevole. 

Il mondo è pieno di cose sgradevoli, come l’odore di sigaretta che mi raggiunge dalla sdraio del vicino, che fuma stando troppo poco lontano da me. Mi disturbano anche le chiacchiere ad alta voce di due signore, e il profumo di olio solare che aleggia ovunque sugli scogli arroventati. Mi torna poi in mente il viso del professore di greco quando entrava in aula, chiedendo: meglio il freddo o la puzza? Qualcuno di noi sempre si alzava ad aprire le finestre all’aria dicembrina. 

Molto più sgradevole, per me, è sempre stato discutere vis à vis con un interlocutore appassionato d’aglio. Tra tutti gli aromi di cucina, quello dell’aglio è per me terribile, quasi disgustoso. Mi fa venire il mal di testa. Ma c’è sempre qualcuno che lo ama, e divora aglio. Anche mio figlio, che però sta in Canada.


Sto camminando su di una piana rocciosa; tra le pietre si apre qualche fazzoletto di terra riarsa, entro cui ondeggiano al sole migliaia di splendidi steli di aglio. Sono immagine della forza, della resistenza, della capacità di conquista di ogni minima risorsa. Mi chino, sfioro con delicatezza quegli steli; raccolgo un bulbo che qualcuno ha strappato da terra, e lo odoro. Buono, mi piace. 

Qui l’aglio ci sta, è a casa sua; sono io l’intruso. 

Mi allontano attento a dove poggio i piedi, col massimo rispetto, ed ammirazione.


Franco





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