Navi
I traghetti sono dipinti di blu e di rosso, due colori e due compagnie; fanno servizio tra Keramoti e Tassos, la grande isola di fronte a noi.
Navigano lentamente, come se non avessero fretta. Forse non vogliono alzare onde, per non disturbare i bagnanti a qualche chilometro di distanza. Vedo che i ponti dei traghetti sono pieni di gente che guarda, prende il vento sul viso, gode di un attimo di fresco sotto il sole di Grecia. Il rosso e il blu si sfiorano; un saluto, che arriva fino a noi, come una sorta di barrito cupo, profondo. Si, sono grandi quei traghetti, veri elefanti del mare. Non hanno poppa, solo prua, due prue. Così entrano ed escono dai piccoli porti senza fare manovra. Si sposta solo il pilota, che si volta e cambia timone. Geniale: filosofia greca.
La sera s’accostano l’uno all’altro nel piccolo porto, giganti silenziosi.
Seduto in trattoria vedo i marinai che mollano le cime e impugnano ramazze per fare pulizia. I portelloni restano aperti, solo si sistemano cancelli, per evitare bravate di qualche ragazzo annoiato.
Resta accesa una luce nella fiancata. Rimane a bordo qualcuno, certamente un guardiano, che farà la ronda lungo i ponti della nave. Sorrido all’idea di un ladro che possa tentare il furto di un traghetto. Però, prima di alzarmi da tavola, vedo il fascio di luce di una pila sciabolare su in alto, sul ponte vicino alla cabina del comandante.
Buonanotte a te, marinaio … lo saluto, pensando a quanto può essere lunga la notte solitaria in una nave silenziosa.
Franco
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