Colazione
Era impossibile non farmi sentire, e vedere.
L’osteria, se così si chiama anche in Sardegna, apriva la porta giusto davanti all’incrocio tra la via centrale di Orgosolo e la strada bianca che portava al Supramonte. Ci arrivavo col furgone/laboratorio tra le quattro e mezza e le cinque del mattino. Cercavo d’affrontare la svolta in silenzio, quasi in folle; ma poi dovevo inserire la prima, e in quel momento i quindici operai forestali erano già tutti lì, fuori dalla porta, a offrirmi i loro consigli.
Bene, dottore, ottima manovra. Ora parcheggi e venga a fare colazione con noi.
Bastava l’idea, e mi si chiudeva lo stomaco. Però la prima cosa che mi avevano insegnato appena arrivato sull’isola era: mai rifiutare l’ospitalità e la cortesia di un sardo, soprattutto se è di Orgosolo, o di quelle parti. Un sorriso, un grazie … e poi: “ho anch’io del Cabernet Franc di Vo’, e del salame di Chiampo …”.
Sul bancone era già pronta la loro colazione, abbondante, per la compagnia e per me: olive in salamoia, sardine e acciughe sotto sale, uova sode, pane Carasau e vino. Tanto vino. Doppia colazione, dunque, sarda e padovana … difficile digerire quella roba alle cinque di mattina. A questo scopo però è stato inventato, e distillato, il Filu ‘e Ferru, dai Sardi … e anche la grappa dai Veneti, razza Piave, tutti alcolisti incalliti … Perché non ho detto che ero Trentino? Me lo sono chiesto mille volte ritornando traballante al furgone, con l’ultima sardina che cercava di nuotare tra i frangenti del mare di vino e di grappa che mi sciabordava nello stomaco. Speriamo almeno che non mi fermino i Carabinieri! Così pregavo, cercando di ricordare dove fosse la prima, e, soprattutto, dove si inserisse la chiave d’accensione di quello strano furgone FIAT 238 …
Franco
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