Economia
Sono passati due jet, velocissimi, sopra casa.
Istintivamente ho alzato gli occhi, per vederli, e ho pensato ai disgraziati che ogni giorno, sentendo rumori come questo, s’aspettano lo scoppio di una bomba.
S’è acceso un ricordo di quand’ero bambino: un aereo volava proprio sopra casa, a Vicenza, ed il rombo del motore era assordante e inquietante.
Erano tutti corsi alle finestre a guardare il cielo. Erano molti gli aerei che passavano e ripassavano sui tetti della città. Era una intera squadriglia, ma a me sembrava che uno in particolare scendesse verso casa nostra e la sfiorasse con le ali, pochi metri sopra ai comignoli. È un caccia - aveva subito sentenziato mio fratello Pierlorenzo - stanno addestrando i piloti … è arrivato un nuovo stormo all’aeroporto. Aerei americani … .
Mi entusiasmai, e provai a domandare spiegazioni a mio fratello, che sembrava saper tutto di aeroplani, motori, e armamenti. Continuavo a guardare verso il cielo: quell’aereo volava rasente ai tetti, tanto che riuscivo a scorgere il pilota ai comandi.
Mi piaceva, così potente e veloce, così rumoroso; era di acciaio, brillante, e l’elica era un disco di luce. Non era però americano; un cerchio coi tre colori della nostra bandiera ornava la fusoliera, e un altro cerchio era dipinto su ciascuna delle ali.
In casa tutto vibrava quando l’aereo arrivava sopra di noi.
La mamma sgranava avemarie, agitata, e con lei anche la Gemma.
Il papà, che i conti li sapeva fare, aveva cominciato a calcolare il consumo di carburante per ogni minuto di volo e a brontolare contro lo spreco di risorse.
Pierlorenzo ricordò che un aereo simile era passato sopra la casa dei nonni, a Villabalzana, durante la guerra. Aveva mitragliato qualcosa lungo la strada, poi se ne era andavo via, alto in cielo, verso Bologna. Mi tornò in mente una cassa conservata nella stalla del mio amico Nilo; dentro c’erano proiettili. Nilo mi raccontava che suo zio li aveva raccolti dalla strada e dai campi, e poi li aveva messi sul fuoco per recuperare il piombo e con quello farci le cartucce della doppietta. Lo raccontai al papà, che si mise a ridere: economia di guerra - esclamò - anche noi abbiamo fatto camicie con la seta di un paracadute, quello di uno spezzone: li facevano scendere sulla città per illuminare la stazione da colpire con le bombe.
A sentire quella storia, la mamma accelerò la cadenza delle avemarie: quanti brutti ricordi! E questi ridono, hanno dimenticato proprio tutto! - brontolava tra una preghiera e l’altra.
Franco
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