Bambi


Si camminava lenti attraversando il bosco che si faceva via via più rado salendo in quota.

Fu un colpo di fortuna, anzi, di magia, come una scena disegnata da Walt Disney.

Un cerbiatto brucava tranquillo ai margini del sentiero, incurante del rumore dei nostri passi e delle nostre parole. 

Mi fermai, facendo segno agli amici d’aspettare, in silenzio. 

Lentamente tolsi lo zaino dalle spalle, liberai la macchina fotografica dalla custodia, la caricai e presi a scattare foto, una dietro l’altra, forse una quindicina. 

Il cerbiatto stava lì, indifferente per gli umani che assistevano al suo pasto. Io nemmeno respiravo, per non alterare quel tempo sospeso. 

Uno scatto, particolarmente fortunato, lo immortalò con un fiore in bocca, un fiore giallo, forse un tarassaco, oppure un’arnica.

Provai una gioia immensa. Sentii bisbigliare dietro di me: che spettacolo … guarda … è Bambi! 

Bambi si girò e in due balzi scomparve tra gli alberi e i cespugli.

Finalmente potei respirare! Rimisi la fotocamera a tracolla, ben chiusa nella sua custodia, e lo zaino tornò sulle spalle. Solo allora mi accorsi che in tasca avevo i due rotolini di pellicola che un paio d’ore prima avevo acquistato in paese.

Mi cadde il mondo addosso. Capii allora perché era strano il rumore del meccanismo di ricarica della fotocamera. Non avevo avuto il tempo per controllarne il motivo; troppo bella era l’inquadratura che mi attendeva. 

Capii anche che con quei click avevo immortalato un sogno, il nulla. 


Una fortuna così non mi sarebbe mai più capitata!


Franco





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