Calcina


Cercavamo riparo dal sole di mezzogiorno; ma a luglio non c’è ombra, ad Ostuni. 

La città è candida di case coi muri tirati a calce. Così il cielo sembra ancora più blu, ma il sole, a picco, moltiplica la sua potenza grazie al riverbero sulle facciate. 

Ecco da dove viene calcinare - ho sospirato arrancando lungo la strada assolata - ci troveranno stanotte, stesi e calcinati! 

Ci ha salvati la bottega, fresca e invitante, di un ceramista. Era un uomo anziano che lavorava la creta con un tornio mosso a pedale. Una sua figliola modellava statuette su un bancone addossato al muro, ed una seconda ragazza decorava gli oggetti già asciutti usando una serie di pennelli, grossi e sottili, divisi per colore. 

Il resto della bottega conteneva una incredibile esposizione d’arte, dai fischietti dell’amore, alle bugie, dalle improbabili lucerne ad olio, alle stupende stoviglie di Puglia: piatti, vassoi, caraffe e tazze d’ogni tipo e dimensione. Li avrei acquistati tutti, tanto mi affascinavano le forme, i disegni e i colori. 

Son passati più di trent’anni, e ancora oggi guardo con ammirazione il galletto variopinto che la giovane pittrice ha disegnato, con pochi tocchi quasi distratti, sulla tazzina che ora usa Gabriele. Voglio il galletto, dice il nostro nipotino quando vuol fare merenda. 

Io mi emoziono al ricordo di quel mestiere antico che ho ammirato al fresco di una bottega in una città calcinata dal sole.


Franco




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