Indivia
Il messaggio arriva alle sei e mezzo del mattino.
Ci si allarma. Chi sarà? Ci sarà qualche problema? Chiede lei nel buio.
Io non ho voglia di guardare il cellulare. È Google che mi offre una elaborazione artistica delle mie foto … dai, lo fa ogni giorno, a quest’ora, rispondo. Così torna la tranquillità.
Invece era un messaggio di Michele. Mi ha scritto: ti mando anch’io un post, dal mio orto. A colazione, leggendo queste parole, mi torna in mente la bugia di comodo sparata al buio di questa mattina. L’aria è fresca, quasi pungente, la prima volta in questo autunno strampalato, ma l’aver detto una bugia, e il rischio d’essere scoperto, mi mettono a disagio, come fossi in pigiama in mezzo al prato. Se ne accorgerà? Mi chiedo.
Poi osservo la foto allegata al messaggio. È un trionfo di colori … anzi, quasi si avverte il profumo di tutto quel ben di dio immortalato con lo scatto. Studio il raccolto di Michele … pomodori, fagioli e fagiolini, zucchine, grandi e piccole, sedano rapa, insalata, melanzane e peperoncini, tutto in diverse varietà.
Sorrido. Anzi no, mi si dipinge una smorfia sul viso, a sottolineare la mia invidia.
Lei se ne accorge subito, e domanda: cosa c’è? Chi era? Evidentemente ha collegato la mia smorfia al messaggio arrivato stamani.
Le faccio vedere la foto. Deglutisce. Vedo che fa il confronto col nostro orto, che produce solo pomodori e praticamente fa tutto da solo. Mi guarda e sembra dire: dobbiamo imparare da Michele! Dai, un po’ di buona volontà!
Mi piace l’uso del plurale! Molto generoso … sembra un perdono, e riscalda anche questo primo mattino d’autunno. Però … però …
Bell’amico, Michele, sei proprio un bell’amico!
Altro che raccolti spettacolari. A me pare che tu abbia seminato zizzania e stai ora raccogliendo tutta la nostra invidia … no, non indivia, Michele … invidia, invidia … è molto diverso!
Franco
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