La Tradotta


Riordinando le librerie abbiamo ritrovato il vecchio volume de La Tradotta. 

È composto da una trentina di fascicoli, che riproducono il giornale settimanale della Terza Armata, impegnata nelle Battaglie del Piave durante l’ultimo anno della Grande Guerra. Il giornale ha uno stile singolare per quei tempi: sembra quasi un fumetto. Incuriosito, ho cercato in internet qualche informazione su quel foglio, a partire dalla storia dei fumetti. Le strisce, o cartoon, furono inventate negli USA alla fine dell’ottocento, e sul principio non ebbero molto successo: vennero giudicate un sistema di comunicazione poco colto, troppo progressista e trasgressivo per quell’epoca. In Italia il fumetto cominciò a diffondersi nel 1908 col Corriere dei Piccoli. E fu subito un successo. 

De La Tradotta quasi non si tratta, in internet. Eppure era un giornale ricco di strisce e di disegni col sapore diretto e spigliato tipico dei fumetti. Era stato concepito come settimanale, da distribuire tra i soldati al fronte. Il primo fascicolo fu stampato il 21 marzo 1918. Foglio ufficiale della Terza Armata, aveva uno scopo preciso: infondere nei combattenti l’idea di una prossima e rapida fine vittoriosa della guerra, ottenuta grazie al loro ardimento, e irridendo, al contempo, la pochezza del nemico, ormai fiaccato e privo di lucidità.

Qualche anno dopo la fine della guerra, i fascicoli de La Tradotta furono raccolti da Mondadori in un volume. Uno lo acquistò nonno Giulio ed ora lo abbiamo noi; l’ho risistemato con cura e ne ho riletto molte pagine. 

È curioso, e commovente.

Per motivi di lavoro avevo studiato molte cronache della Grande Guerra, finendo coi giornali che, negli anni del centenario, avevano pubblicato lettere e diari dei soldati al fronte. Così ho potuto cogliere le differenze tra le terribili vicende patite e raccontate da chi, in quei mesi del 1918, combatteva in prima linea e la narrazione proposta da questo Giornale della Terza Armata, mosso dalla volontà di strappare un sorriso dalle labbra serrate dei fanti e di convincerli della giustezza delle loro battaglie. 

Non si può restare indifferenti di fronte alla bravura dei disegnatori e alla finezza di chi si è cimentato coi testi. Vi si trova arte, ed intelligenza. Ma poi si torna a pensare alle migliaia di vite stroncate in quei mesi di atroci combattimenti, in quella che la storia ha inquadrato come Battaglia del Piave. 

A immaginare quei giorni si stringe il cuore, e quasi manca il respiro. Al sorriso si sostituisce la tristezza, e la malinconia.

 

Franco




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