Neve


La foto l’ha trovata lei tra i libri che conserva nella sua stanzetta da cucito. Un tuffo nel passato, davvero. C’è scarabocchiata la data: uno dei primi giorni di luglio del 1963; finita da poco la prima liceo.

Per qualche anno le vacanze d’estate le ho godute a Cortina, con Dario, mio cugino.

Avevamo deciso che quel giorno saremmo saliti al rifugio Cantore, sulle Tofane. Per risparmiare sul nostro misero budget decidemmo di non prendere il pullman diretto al passo Falzarego. Un paio d’ore di camminata in più non spaventavano nessuno; e poi, così, eravamo liberi di non usare la sveglia … caspita, in vacanza si può!

Trovammo degli operai che stavano sistemando il sentiero là dove un cartello indicava la via per il rifugio Cantore e la forcella Fontananegra, tra la Tofana di Mezzo e la Tofana di Rozes. C’è molta neve - ci dissero - non ci arrivate di sicuro al rifugio. Facemmo spallucce; noi ci proviamo …  rispondemmo salutando.

Quando fummo in vista del nostro obiettivo, sentimmo il rumore di una motocicletta che arrancava nelle neve alta. Il motore si spense e il motociclista continuò a piedi, quasi correndo. 

Ci raggiunse, squadrandoci da capo a piedi. Non so come abbiate fatto ad arrivare fin qua, con tutta questa neve … ma mi avete fatto perdere una scommessa - disse burbero. Poi si mise a ridere - … se ci foste riusciti avrei dovuto offrirvi pasta asciutta e vino! Bravi … eccomi qua!

Così quel giorno ci guadagnammo il pranzo, al caldo, nel rifugio vero e proprio, a duemilaseicento metri di quota. Avrei aperto tra un paio di settimane - ci disse il rifugista, un Lacedelli - mai vista tanta neve, in luglio! 

Ci scattò una foto con la macchina di Dario. Il ragazzo con noi nella foto è suo figlio. Era arrivato a piedi, quasi correndo, affannato, sudato e inviperito. Raggiungere suo padre e lavare i piatti era il suo pegno per la scommessa perduta … figurati se quelli arrivano al rifugio … gente di pianura, senza gambe e senza fiato …


Franco




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