Fiume


Argo e Tea amano il sentiero lungo il fiume. 

La sera non ci passa nessuno: è l’occasione per dare loro la libertà di correre nell’erba alta e di giocare a rimpiattino, tra gli alberi. Io cammino a passi lenti, e mi guardo intorno lasciandomi trascinare da pensieri arruffati, da sogni pazzi, quasi cedendo ad una immaginazione infantile. 

Pensieri liberi, come le corse dei miei compagni di passeggiata.

Mi fermo dove un pioppo, spezzato dal vento o dalla corrente, immerge i rami nell’acqua. In quel punto il fiume ha il colore della giada … giada liquida che gioca col pioppo, s’increspa, irrequieta, e s’avvolge, s’incava intorno ai rami.

Diventano immagini magnetiche. Gli occhi non riescono a staccarsi, affascinati dal movimento dell’acqua e dal mescolìo dei colori, delle luci e delle ombre, riflessi del cielo che s’incupisce nella sera. 

Ascolto il bisbiglio della corrente. È come un richiamo, una voce suadente; sembra sussurrare promesse. Mi attira quel richiamo del fiume; l’acqua mi ha sempre stregato. Quasi un invito a tuffarmi.

Arrivano i cani, felici della loro libertà. 

Mi scuoto, e mi volto verso l’argine. 

Di là svetta il campanile della chiesa. La magia si spezza. 

Circe cede il posto alla città. La voce del fiume fa coro con quella delle auto, lontane. 

È il momento di tornare. Anche Argo e Tea lo sanno. 

Si va insieme, felici.


Franco




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