Lucio


L’ultimo giorno di scuola, alla fine di maggio, la maestra Maria ci salutò con le lacrime agli occhi: andava in pensione. Mi sentii abbandonato. Per me la maestra era come la nonna: rassicurante, sempre sorridente, dolce, paziente. Come avrei potuto stare senza di lei?

Il primo giorno di scuola, il successivo inizio di ottobre, il nuovo maestro, Lucio, ci accolse sullo scalone d’ingresso con un grande sorriso. Mi piacque subito: era giovane, aveva l’aria buona e tranquilla e, soprattutto, vestiva come il papà, con la giacca e la cravatta. E come il mio papà portava gli occhiali. Fatto l’appello, ci portò in palestra a giocare: ci insegnò “palla in porta”, un gioco in cui tutti potevano avere un ruolo ed essere utili alla squadra … anch’io, che proprio valevo nulla in ogni tipo di sport. 

Si, Lucio era proprio un bravo maestro, forse anche meglio della nonna Maria.

Il giorno dopo scoprimmo che il maestro fumava. Ci salutò tutti, ricordando il nostro nome uno ad uno. Poi si sedette in cattedra e fece l’appello. Dalla cartella recuperò l’astuccio degli occhiali, ne tolse un bocchino d’osso, una sigaretta e una lametta da barba. Prese accuratamente le misure e con la lametta tagliò la sigaretta in tre parti. Una la sistemò sul bocchino e la accese con un fiammifero di legno, quelli che la mamma chiamava svedesi. Lo capii dall’odore di zolfo, che sentii prima che mi arrivasse il profumo del tabacco. L’ho imparato in guerra - ci disse - si fuma di meno, e le sigarette durano di più. 

Mi piacque il maestro Lucio! Paolo, il mio vicino di banco, lì per lì non fu dello stesso parere. Lucio lo chiamò vicino alla cattedra, due gradini sopra i nostri banchi. Tuo papà mi ha detto di guardarti un dente … dai, fammi vedere. Paolo stava in alto, davanti a noi, le mani dietro la schiena, la bocca spalancata e la testa piegata all’indietro come a guardare il soffitto. Lucio fu velocissimo: recuperò una pinza dalla tasca, afferrò il dente ciondolante e lo strappò con decisione, ma anche con delicatezza. Paolo sembrò lamentarsi, forse per la sorpresa; poi dichiarò di non aver sentito alcun dolore e il maestro gli fissò sul petto una medaglia di cartone dipinta col colore dell’oro. 

Da quel giorno più nessuno si lamentò per un dente ciondolante: ecco il potere di una decorazione al valore fissata sul petto!


Franco




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