Quattrocentocinquanta
Ogni tanto stampo i miei post. Scuoto la testa; non dovrei farlo, ma mi piace l’idea di averne la raccolta completa anche sulla carta, per toccarla, annusarla, per sentirne il fruscio.
Guardo i racconti appena stampati … e non resisto all’idea di rileggerne qualcuno. Cerco la penna, e mi metto a correggerli, a lisciarli, a cambiare qualche parola … a volte anche la struttura dei periodi.
Arrivo a vergognarmi di averli pubblicati.
Accendo il computer: Il contatore di Google segna quattrocentocinquanta. Sono gli attimi a disposizione di chi volesse curiosare nel blog. Nella cartella del pc che porta lo stesso titolo, Attimi, e nel pacco di carta stampata, i racconti sono però cinquecentoventi.
Vuol dire che non ho pubblicato settanta storielle. Le ho scritte e poi lasciate lì, dimenticate, forse non le ho ritenute degne di considerazione.
Non andrò a cercarle. Non mi mancherebbe il tempo per farlo … ma … perché farlo? Spesso mi domando con quale pudore sfioro il tasto pubblica. Dovrei essere sincero almeno con me … sono arzigogoli della mente di un vecchio, hanno l’odore del passato, sono mummie del mio tempo …
Oggi i minuti corrono velocemente - mi dico - meglio smettere di scrivere … nessuno che lavora ha tempo da buttare!
Ci penserò ancora un poco - aggiungo, e già mi sento bugiardo!
Stacco gli occhi dal pacco di carta. Guardo il monitor e vi faccio scorrere i titoli.
Quasi non riesco a leggere le parole, ma quel vorticare di lettere mi fa tornare alla mente scene che ho vissuto e descritto. Sono come una finestra, attraverso la quale scorgo il viso della mamma e del papà. Rivedo anche i miei fratelli, i cugini, i compagni di scuola … e i boschi e i campi della mia infanzia.
Mi perdo nei ricordi, nel gorgo di nuove emozioni.
Quante cose da raccontare - mi dico, e di nuovo mi metto a scrivere, per non perderne la memoria.
Rileggo e scuoto la testa.
Cinquecentoventuno - calcolo.
Non è un pensiero da condividere - confesso a me stesso - ci penserò domani …
Franco
Commenti
Posta un commento