Minerva


Ne parlarono a lungo, in casa. La mamma col papà, la sera, prima d’andare in letto. 

Ascoltai le mie sorelle e mio fratello Pierlorenzo, che se ne intendeva, mentre ne discutevano in studio, invece di fare i compiti.

Ne sentii chiacchierare anche la Gemma, con un gruppo di signore nella bottega di saponi sotto casa nostra. 

Insomma, la televisione stava diventando argomento di discussione, e di desiderio. 

L’hanno comperata anche Arrigo e Ity! - esclamò la mamma alla fine di una telefonata. 

Quelli sono pieni di soldi … rispose laconico il papà.

Ormai ne avevano una quasi tutti i bar. Serviva a tenere i clienti, che, soprattutto il giovedì sera, andavano in cerca dei locali in cui si poteva vedere Lascia o Raddoppia. 

Lo aveva fatto anche il Parroco che, accanto all’oratorio, gestiva un cinema: proiezioni il sabato e la domenica, ma anche il giovedì, che era la sera di Mike Buongiorno! E la gente aveva cominciato a disertare la proiezione del film per andare al bar. Maik sbaragliava i film.


Dopo lunghe discussioni, e un referendum serale intorno alla tavola, presenti i nonni e la Gemma, si decise l’acquisto della TV.

La consegnarono a casa, una sera, e la collegarono all’antenna appena installata. 

Era una bellissima Telefunken. Scappai dalla stanza gridando … “sibila come un serpente.!” Sul sibilo furono d’accordo anche Pierlorenzo e le mie sorelle. 

Portarono allora una Blaupunkt, che venne subito riportata in negozio: ronzava come uno sciame di vespe. 

La stessa sorte toccò anche ad una Philco e poi a una Grundig.

Venne il turno di una Minerva. Andò bene a tutti: finalmente un apparecchio silenzioso! Ed era italiano!


Franco




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