Occhio


Ero davvero piccolo quando il papà fece installare a casa la prima radio. 

A dire il vero, la Gemma ricordava che ce n’era stata anche un’altra, che però era stata requisita durante la guerra per evitare che la gente potesse ascoltare, e diffondere, le notizie trasmesse da Radio Londra. 

Inviavano messaggi per i partigiani - diceva - e anche per le spie paracadutate in montagna. 

La Gemma bisbigliava queste cose con un filo di voce, come se fosse ancora pericoloso fare cenno ai partigiani e alle spie inglesi ed americane! L’OVRA c’è dappertutto - diceva - anche i muri hanno orecchi.

Era una meraviglia quel nuovo apparecchio. Una Radio Allocchio Bacchini! Aveva esclamato il papà accendendola per la prima volta. 

Restai stupefatto. Ricordavo che la mamma chiedeva spesso ai miei fratelli se l’uovo in tegamino lo volevano all’occhio. La nostra era forse una radio costruita con cura particolare? Risero tutti, e ci stetti malissimo. Il papà allora mi spiegò cosa fosse la sintonia e mi fece vedere il piccolo oscilloscopio col quale si poteva raggiungere la sintonizzazione perfetta con la stazione emittente. 

Era un occhio verde! Con una pupilla luminosa che si apriva e si chiudeva. Una meraviglia. Fui orgogliosissimo del mio papà che aveva acquistato una macchina così speciale. 

Telefonai subito a mio cugino Dario per chiedergli se anche la sua radio avesse un occhio così bello, così affascinante.


Franco




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