Pianta Angelica


Sono più di sessant’anni che ho lasciato Vicenza. Ormai ci vado raramente: per il giorno dei Morti è d’obbligo un saluto alla mamma e al papà, e a quanti riposano accanto a loro. Subito dopo faccio sempre quattro passi per il centro e lì mi travolge una tempesta di ricordi. 

Fino a qualche anno fa ho frequentato l’Accademia Olimpica, ma, dal tempo dell’accidente che mi ha colpito al cuore, diserto le riunioni dei soci. 

Andavo anche a salutare mio fratello, e mia cognata, che abitavano nella nostra vecchia grande casa. Un ribollire della memoria: lì è passato un bel po’ della mia vita.

Anche se i legami con Vicenza si stanno dissolvendo, per me è un’emozione fortissima scoprire qualche immagine della città, o qualche scritto che ne tratta. 

Sto ora ammirando la Carta Angelica, un’immagine prospettica della città disegnata a penna e ad inchiostro nel 1579. Il disegno originale venne commissionato dalla Serenissima, i cui governanti, l’anno successivo, ne fecero eseguire una copia da donare al Papa; è conservata nella Biblioteca Angelica, a Roma, da cui il nome della Pianta. 

Studio il disegno, e mi batte forte il cuore! Dove sarà casa mia? È stata la prima domanda … Come è cambiata la città in quattro secoli! 

Eccomi a studiare i particolari, e ad ammirare l’accuratezza con cui è stata rilevata la pianta cittadina, col riporto delle forme di case e palazzi. 

C’è la Basilica, con la torre campanaria e la torre Bissara. La Basilica è il monumento più spettacolare e più conosciuto di Vicenza, disegnato nel 1561 dal Palladio, che ne seguì la costruzione fino alla morte, diciannove anni più tardi. 

In quella che viene indicata come Isola del Fiume non è segnato palazzo Chiericati. Anche quello fu progettato dal Palladio, nel 1550, ma i lavori procedettero a rilento, per più di un secolo. Al tempo del disegno della Pianta, intorno al 1579, forse del palazzo non si vedevano ancora le splendide forme architettoniche che l’hanno fatto inserire da UNESCO tra i beni del Patrimonio dell’Umanità.

È ben segnato anche il vecchio Ponte degli Angeli, ancora quello romano, con le due torri erette a difenderlo, e con le strade principali che di lì si diramano: verso settentrione, cioè verso Bassano, ad oriente quella diretta a Padova, e un’altra verso sud, o meglio verso l’antica chiesa di San Piero e il suo convento. 

Tra le case, ai lati delle vie, si vedono orti e campi: di là dal fiume c’erano quartieri poveri, contadini. Intuisco anche una parte della casa dove ho vissuto la mia infanzia, con l’orto e il cortile  che furono teatro di tanti miei giochi.

Come potrei non sentirmi emozionato! 


Franco




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