Lavoro

Per salire sulle rocce del Montesel mi ero graffiato le gambe con le spine di un rovo. 

Sanguinavo. Cercai una foglia bella larga di non so quale erba che Danilo sosteneva essere efficacissima nello stagnare il sangue. La trovai, la posai sul mio piccolo taglio, ma servì proprio a nulla. Così avvolsi il fazzoletto intorno alla gamba. Pensai che più tardi avrei dovuto lavarlo alla fontana per nascondere i segni della mia fuga da casa. Mi sedetti con la gamba stesa al sole con la speranza che il suo calore, quasi rovente nel primo pomeriggio, facesse in qualche modo rimarginare il graffio. 

Centinaia di piccole farfalle azzurre mi volavano intorno. Si posavano sulle erbe, sui fiori, sulle mie gambe e anche sulle mani, che tenevo alte a mezz’aria per offrire un appoggio. 

Mi chiamarono da casa. Gridai la mia risposta girando la testa nella direzione opposta rispetto al grido della mamma. Fingevo d’essere lontano, così avrei avuto il tempo di lavare il fazzoletto alla fontana. 

Ci arrivai correndo attraverso il bosco, per non essere visto, e lavai ogni traccia di sangue dalla pelle e dal fazzoletto. 

Ero molto soddisfatto del mio lavoro e studiai anche una buona giustificazione per essermi allontanato di nascosto da casa. 

Mi distrasse il ronzio delle api. Erano centinaia, indaffarate su un trionfo di fiori bianchi intorno a me.

Le guardavo affascinato. Si fermano mai? - mi chiedevo - neanche un momento di riposo? 

Vidi anche molti bombi, grossi e variopinti. Spesso si posavano accanto alle api, sui medesimi ciuffi fioriti. Sembravano salutarsi; era solo un ciao, svelto, forse seguito da un: devo andare, è tardi ed ho ancora un sacco di lavoro da fare.

Ecco, fanno come il papà - pensai - sempre a lavorare, giù in città. Perché non viene anche lui a godersi queste meraviglie?

Francooo … ma dove sei finito? Non dovevi fare i compiti? Te ne sei dimenticato? Gridarono ancora da casa con un tono di voce che proprio non mi piaceva. 

Accidenti ai compiti, me ne ero proprio scordato!

Franco