Baroni
Una volta c’erano i baroni. Comandavano a bacchetta, e il “suddito” provava quotidianamente il terrore di non essere all’altezza per soddisfare i desideri del sovrano.
Io m’ero anche convinto d’essere un privilegiato! Trascorrevo le vacanze in montagna, forse nel luogo più bello e affascinate del mondo, nel cuore aguzzo e colorato delle Dolomiti.
Fortunato davvero! Escursioni giorno dopo giorno, zaino in spalla, a fare ricerche tra i boschi e i pascoli delle valli cadorine e ampezzane, a bere l’acqua limpida e fresca dalle sorgenti e da garruli ruscelli, esplorando panorami mozzafiato, il silenzio intorno a me, con l’unico rimpianto di non poter condividere tanta pace e tanta bellezza con la morosa. Lontana, boccheggiante nel caldo afoso di qualche spiaggia, o scogliera, giù, in Meridione.
Stavo assaporando in punta di coltello qualche pezzetto di tonno in lattina, seduto su di un sasso ai piedi delle Rocchette di San Vito, 2200 metri, ai margini della vegetazione arborea.
Qualche raro alberello di peccio e di larice non dava ombra bastante a proteggermi dal sole di mezzodì. Poi un soffio di vento, fresco, da nord. Un secondo soffio più teso, e al terzo già rabbrividivo, mentre il cielo del quattordici agosto s’incupiva, minaccioso.
Avevo solo la maglietta, umida del sudore della salita. Una misera KW non riuscì a scaldarmi mentre alcuni minuscoli fiocchi di neve, o forse cristalli di ghiaccio, promessa di grandine, cominciavano a turbinare intorno a me.
Scivolai veloce verso valle, cercando di mantenere un equilibrio precario sullo strato di neve che ormai copriva ogni cosa, mentre i fiocchi minuti e vorticanti nel vento mi rendevano doloroso seguire con gli occhi socchiusi la traccia del sentiero.
In paese scrosciava violenta la pioggia.
Diventai di colpo repubblicano.
Mandai a quel paese i baroni e sognai per loro la ghigliottina mentre sistemavo lo zaino e la borsa in auto per scendermene in città.
Oggi scrivo, e sorrido a quel ricordo del 1971, forse 1972.
Cinquant’anni fa, appena sopra a San Vito, in Cadore, nevicava a ferragosto.
Ho appena letto sul giornale che oggi lo zero termico è a 5400 m di quota.
Cinquemilaquattrocento metri … a guardare in basso potremmo scorgere la cima del Bianco!
Franco
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