Nostalgia
È cambiato il tempo: non c’è più l’arsura dei giorni passati, e la sera si gusta un fresco insolito, che quasi non si ricordava più.
È finita l’estate, avrebbe detto la Gemma; anzi, avrebbe anche citato un antico proverbio: con ferragosto rinfresca il bosco.
C’è voluto un mese in più, ma per fortuna il bosco s’è rinfrescato anche quest’anno.
Anzi, in montagna è anche nevicato.
Guardando verso nord, ieri ho veduto le Dolomiti imbiancate. È raro vedere le montagne, da Padova,; c’è troppa umidità, qua da noi, ma il vento e la pioggia hanno pulito l’aria, e così si sono mostrate le cime aguzze di qualche monte, forse quelle dell’Antelao, o del Duranno, od anche il Pelmo, el Cadregon del Padre Eterno, come lo chiamano in Cadore.
Non ho nostalgia delle montagne, quelle che ho goduto e patito lungo i cinquant’anni delle mie attività accademiche e professionali. Quando mi capitano sott’occhio foto che evocano anni lontani, mi soffermo ad ammirare gli scatti marini più di quelli delle Alpi che ho percorso con i miei studenti o con i colleghi d’Università.
Là c’è il Cadore, mi son detto. E m’è tornato in mente il Tiziano, che nacque lassù.
In molti suoi dipinti, sullo sfondo di soggetti sacri o profani indifferentemente, Vecellio ha spesso inserito le forme dei monti veduti quand’era bambino, a Pieve di Cadore. Si narra che a Venezia, dalla sua casa a Cannaregio, amasse guardare verso nord, là dove, nelle giornate con l’aria lavata dalla pioggia e dalla brezza, allora come oggi sembra di poter toccare con mano le Dolomiti.
Vera nostalgia di casa, la sua.
Franco
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