Polvere di Santo


Sono frammenti di memoria davvero strani. 

Dovevo essere proprio piccolino … forse tre, al massimo quattro anni. 

Quell’estate eravamo saliti a Mezzaselva di Roana, sull’Altopiano. Pierlorenzo, mio fratello, si era ammalato, in primavera, e il medico aveva sentenziato che aveva bisogno d’aria di montagna. Lì, in quella frazione di Roana, che già era un paesino minuscolo, aveva affittato casa un fratello del mio papà. Anche Renato, suo figlio, aveva bisogno d’aria buona. 

Così le nostre due famiglie s’erano trovate vicine. Andavamo spesso a trovare i nostri parenti; del resto, in quel deserto di prati e di boschi, era l’unica occasione di socialità. Io ero tenuto sempre in disparte: ero troppo piccolo per giocare con gli altri. Così mi sedevo ai margini del cortile a guardare i ragazzi che giocavano col pallone; lì passavo il tempo appallottolando tra le dita palline di argilla colorata che cavavo con le unghie dalle pietre che delimitavano il campo da gioco dei miei fratelli e cugini, di almeno cinque anni più vecchi di me.

Provo amarezza ancora oggi, a distanza di così tanti anni: sempre tenuto lontano dal gruppo dei grandi!

Perché Mezzaselva? Beata Villabalzana, dove c’erano Dario e Giovanna, che erano miei coetanei e coi quali potevo sempre giocare!

Devo essere stato indisposto anch’io, durante quel mese passato sull’Altopiano. Ricordo che la mamma e la Gemma mi avevano forzato a inghiottire un cucchiaino d’una polvere disgustosa. 

È buona! - mentivano le due donne - guarda che bella scatolina … c’è scritto San Pellegrino. Vedrai, questo Santo ti farà stare subito bene!

Tempi grami, davvero, subito dopo la guerra. I malanni si curavano “cambiando aria” e con una purga, cui era stato dato il nome di un Santo. Vagamente blasfemo …


Franco



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