Le cinque stagioni
Le giornate si fanno sempre più uggiose. A volte lame di luce riescono a trapassare la foschia, o le nubi; altre volte, invece, il cielo resta cupo, plumbeo, incattivito.
Si rompe la stagione! - così brontolava la nonna, con le mani tese sulla piastra del fornello a legna su cui, in quegli anni, si cuocevano il pranzo e la cena - Ormai si prepara l’inverno - concludeva sconsolata.
Sorrido al ricordo. In quei tempi c’erano l’inverno e l’estate. Tra quelle due stagioni, che per me bambino erano quella della scuola, coi compagni di classe, e quella delle vacanze, ci stavano la primavera e l’autunno, le stagioni di mezzo, che però a me mostravano caratteri precisi e gradevoli … né calde né fredde, con loro propri colori e profumi, ed anche con caratteristici sapori, che gustavo in cucina. Insomma, tutte quattro mi andavano bene.
Ora, in questi strani giorni d’ottobre, mi prende l’insicurezza, a volte la paura di possibili scrosci violenti di pioggia e di piene improvvise dei fiumi. Quando va bene, si patisce solo di giornate grigie, ma calde, come si fosse ancora in estate.
Di plumbeo c’è il mio umore. Non mi ritrovo con questo tempo, mi fa stare male, immerso in una strana stagione di cui alle elementari non mi avevano insegnato l’esistenza. M’incattivisco. Finirò per baruffare col mondo intero, solo perché sono condizionato dal colore delle nuvole, sempre grigie, ma indecise tra il chiaro e lo scuro.
Mi vien da pensare che anche gli aruspici, mille e mille anni fa, si sarebbero trovati a malpartito nel dover interpretare i segni di un cielo così.
Mi torna in mente un dipinto di Gustave Courbet, quasi un inno all’insicurezza.
In un suo quadro, del 1876, cui diede titolo Mare calmo, o Nuvole sulla bassa marea, aveva tratteggiato un sentore d’estate, impiegando il giallo-oro per la sabbia e l’azzurro-chiaro per il mare. Però su tutto ha fatto incombere le nubi … con pennellate scure, vorticose, una minaccia di tempesta. Anche l’acqua si ritrae dalla costa, come per suggerire prudenza ai pescatori …
Forse il dipinto di Courbet è un invito a pazientare, ad attendere giorni migliori? Voleva forse ricordarci che l’autunno è in agguato, anche se poi tornerà la primavera, col sole, e col cielo limpido e luminoso?
Si, deve essere così. Mi rimprovero: cogliere l’impronta dell’autunno e pensare poi solo all’inverno è atteggiamento da vecchi, che fissano l’attenzione sulle nuvole e sulla minaccia di burrasca, e sono sempre pronti a brontolare sul tempo e sui loro acciacchi.
Abbi fiducia, Franco, guarda la lama di luce e il lacerto d’azzurro tra le nubi … vedrai, ci saranno giorni migliori!
Franco
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