Medicine
La mamma teneva chiuso a chiave solo uno stipo laterale del cassettone che troneggiava nella sua camera da letto. Per me era una sofferenza! Nei momenti peggiori di noia, il mio gioco preferito era sgattaiolare alla scoperta degli angoli più nascosti di casa. C’erano stanze e stanzette davvero misteriose, riempite di cianfrusaglie che nessuno voleva buttare: questo bastone era di tuo bisnonno Lorenzo … figurati, questo berretto era invece di Raffaele, tuo bis bis zio, il garibaldino … e via a ricordare il valore di oggetti abbandonati all’oblio e coperti da un dito di polvere.
Quello stipo in camera della mamma era rimasto l’unico luogo veramente misterioso e inaccessibile della casa. Ne scoprii il motivo il giorno in cui Fernando, il mio fratello maggiore, tornò dal lavoro con la tosse e un terribile prurito sul petto. Contattato il medico di fiducia, si decise la terapia: da una scatola di cera da scarpe, acquistata in farmacia, venne recuperata una crema color marrone scuro che finì spalmata energicamente sul petto e sulla schiena di Fernando.
Vedrai - ripeteva la mamma al suo ragazzo - l’Ittiolo fa miracoli.
A me faceva schifo: puzzava da pesce, e diffondeva per la stanza quell’odore terribile che appestava la strada davanti alla bottega del pescivendolo.
Finito il massaggio, la scatola dell’Ittiolo venne chiusa a chiave nel cassettone della mamma.
Lo stipo venne riaperto qualche giorno più tardi, una sera in cui ero particolarmente vivace e dispettoso nonostante fosse da un bel po’ passata l’ora in cui le donne di casa mi cacciavano in letto. Ecco qua - ordinò dura la mamma - inghiotti queste gocce di Camomilla! Aprii la bocca, succhiai il cucchiaio che mi era stato posato sulla lingua, deglutii. Mi piacque il sapore della medicina e mi quietai, addormentandomi, nel giro di pochi minuti.
Sognai la bottiglia di Camomilla che era stata chiusa a chiave nel cassettone della mamma.
Capii finalmente che in quel posto si conservavano i miracolosi rimedii contro i malanni domestici.
Un giorno dell’estate successiva giocavo con Dario, mio cugino, a tormentare le farfalle che volavano numerose intorno ai fiori che crescevano nella terra umida vicino alla fontana. Arrivò zia Ada. Tieni qua - disse al suo bambino mettendogli tra le mani un piccolo cesto di vimini - raccogliamo la Camomilla!
Mille piccole margheritine bianche e gialle riempirono in fretta il cestino.
Restai basito, ed invidioso. La zia sapeva trasformare i fiori in una prodigiosa medicina!
La mia mamma, invece, correva a comperarla dal farmacista.
Lei si appassionava solo delle inutili Bocche di Leone che fiorivano tra le pietre del muretto dell’orto!
Franco
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