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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025
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Giroscopio Avevo quattro anni? Sarebbe stato il Natale del 1950, oppure la Befana del ’51, cioè due settimane più tardi. Mi avevano regalato una trottola ; me la ricordo enorme, coloratissima, rumorosa . Uno spettacolo! Spingevo sul pomello collegato a una lunga “vite” che entrava senza fatica dentro la trottola, che era di latta ; la manovravo due-tre volte per farla girare sempre più velocemente. Alcuni fori aperti tutto intorno a quella sfera colorata e un po’ schiacciata, dotati di una linguetta che vibrava sotto la spinta dell’aria, facevano fischiare il mio giocattolo: un sibilo acuto che faceva impazzire tutti in casa. A me invece piaceva tantissimo.   - Pare l’allarme del tempo di guerra - brontolava la Gemma - quando stavano per arrivare gli aerei inglesi o americani a bombardare.   Al ricordo, ancora recente, la mamma faceva il segno della Croce. Mio fratello Pierlorenzo si era lanciato in spiegazioni tecniche, partendo da lontano, cioè dal principio del giroscopio...
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  Campi Al papà e alla mamma piaceva camminare tra i campi. Io credevo che volessero controllare come procedeva la stagione, se l’uva maturava a dovere, se c’era frutta da raccogliere per gustarla poi a tavola.   Ora so che non era così. Amavano il silenzio della campagna, l’odore della terra e il profumo degli alberi e delle viti scaldate dal sole. Andavo sempre con loro, e ne studiavo i passi, le parole, anche il respiro. Scendevano fino alla bocca della cava, e di lì prendevano la stradina che portava al Vignale . La mamma sempre si fermava sotto i due grandi maronari piantati al termine del sentiero.   Senti che fresco - esclamava, studiando il campo che le si apriva davanti; respirava a pieni polmoni, fiutando l’aria, come faceva Dick, il cane di Fernando. - Senti che profumo di pesche! Prima che la mamma glielo chiedesse, il papà era già andato tra i filari delle viti ed ispezionava i rami dei piccoli alberi di pesca che vi crescevano in mezzo, cercando qualche bel...
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  Cardinali L’aereo si alzò dalla pista di Monaco in perfetto orario!   Ho guardato l’orologio. Siamo tedeschi! - sembrava dirmi compiaciuta la hostess di Lufthansa seduta, per il decollo, proprio davanti a me.   Il cielo già inscuriva alle quattro di quel pomeriggio di metà dicembre. Solo l’orizzonte cui stavamo mirando, verso ovest, avvampava di arancio per il sole che si tuffava dietro le nubi.   Un trionfo di sfumature d’oro e di fuoco. Otto ore di volo … una eternità … avevo borbottato pensando a come avrei potuto passare tutto quel tempo, magari anche riuscendo a muovere le gambe e a stirare i muscoli della schiena.   Ora potrei scriverci qualcosa, ho pensato sorridendo alle battute che mi erano passate per la mente. Ho acceso il tablet per prenderne nota; dieci minuti più tardi avevo ancora le mani poggiate sullo schermo e lo sguardo perduto nella distesa di panna colorata su cui scivolava l’aereo.   Era evaporata la voglia di scrivere, di raccont...