Cardinali


L’aereo si alzò dalla pista di Monaco in perfetto orario! 

Ho guardato l’orologio. Siamo tedeschi! - sembrava dirmi compiaciuta la hostess di Lufthansa seduta, per il decollo, proprio davanti a me. 

Il cielo già inscuriva alle quattro di quel pomeriggio di metà dicembre. Solo l’orizzonte cui stavamo mirando, verso ovest, avvampava di arancio per il sole che si tuffava dietro le nubi. 

Un trionfo di sfumature d’oro e di fuoco.

Otto ore di volo … una eternità … avevo borbottato pensando a come avrei potuto passare tutto quel tempo, magari anche riuscendo a muovere le gambe e a stirare i muscoli della schiena. 

Ora potrei scriverci qualcosa, ho pensato sorridendo alle battute che mi erano passate per la mente.

Ho acceso il tablet per prenderne nota; dieci minuti più tardi avevo ancora le mani poggiate sullo schermo e lo sguardo perduto nella distesa di panna colorata su cui scivolava l’aereo. 

Era evaporata la voglia di scrivere, di raccontare qualcosa. 

Perché dovrei farlo? - cercavo delle scuse - a chi mai possono interessare i miei pensieri? Del resto avevo solo pensieri cupi, che mi bloccavano, mi impedivano di digitare anche solo la prima parola.

La hostess tedesca mi offrì del succo di mela. Dovetti spegnere il tablet, e non lo ho più riacceso se non per leggere il giornale a casa di Fabio a Montreal, la mattina, quando il Corriere era ormai vecchio di mezza giornata. 


Avrei potuto riprendere a scrivere qualcosa durante il volo di ritorno, verso Monaco e poi verso Venezia. Ma non l’ho fatto, nemmeno mosso dalla nostalgia che mi stava travolgendo al ricordo dei giorni intensi e dolcissimi vissuti in Quebec.

Avevo aperto il tablet. Sullo schermo era comparsa la foto del dono che Leonardo, il mio nipotino, m’aveva fatto all’arrivo: un Cardinale dalle piume rosse e una buffa mascherina nera sugli occhi, eguale agli uccellini canori che popolano il giardino di casa sua, di là dell’oceano che ci stava sempre più separando.

Ho fissato quell’immagine, recuperando ricordi di quei giorni stupendi. 

Pochi istanti, poi il monitor si è spento. 

E così s’è spenta anche la voglia di scrivere.

Tornerà mai?


Franco


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